2500 euro in più in busta paga senza muovere un dito: soldi in arrivo

Alcuni lavoratori riceveranno ben 2500 euro in più in busta paga senza dover fare nulla: ecco perché e di chi si tratta.

Una buona notizia che profuma di sollievo familiare e di piccoli sogni rimessi in moto: per molti lavoratori potrebbe arrivare in busta paga un extra inatteso, senza moduli da compilare o file agli sportelli. Parliamo di una somma fino a 2.500 euro.

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2500 euro in più in busta paga senza muovere un dito: soldi in arrivo – uspms.it

Il fascino è proprio questo: vedere crescere il netto in busta con un accredito automatico, frutto di accordi strutturali e non di iniziative estemporanee, con l’effetto immediato di alleggerire spese, conti e rincari accumulati in mesi complicati. Ecco chi sarà il beneficiario.

2500 euro in più in busta paga: chi li riceverà e perché

La platea interessata da questi 2500 euro in più, secondo le ricostruzioni che filtrano dal confronto tra sindacati e Governo, è quella dei dipendenti delle amministrazioni locali e dei comparti di Istruzione e Ricerca e delle Funzioni locali: personale di Regioni, Province, Città metropolitane, Comuni e Camere di commercio. Parliamo di circa un milione e mezzo di lavoratrici e lavoratori.

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2500 euro in più in busta paga: chi li riceverà e perché – uspms.it

Il possibile “tesoretto” deriverebbe dall’intreccio tra il rinnovo del triennio 2025-2027, ormai prossimo all’apertura formale, e lo sblocco degli accordi mancanti per il triennio 2022-2024, da cui scaturirebbe il recupero degli arretrati. Proprio da questo incastro nasce la stima dei 2.500 euro in busta, che diventerebbero visibili come voce specifica una volta firmati gli accordi.

Il cuore della partita resta il nodo del 2022-2024. In quel triennio, il tavolo per le Funzioni locali si è arenato per la distanza fra le richieste sindacali e le disponibilità dell’esecutivo. Le sigle confederali chiedono risorse in grado di tenere testa a un’inflazione cumulata attorno al 14% nel periodo, mentre l’offerta statale si è fermata su incrementi attorno al 6%. Colmare completamente il gap con un adeguamento integrale al costo della vita comporterebbe, secondo le stime circolate, uno sforzo superiore alle possibilità di finanza pubblica, nell’ordine di decine di miliardi.

Serve quindi una via di uscita che, pur non cancellando le differenze, permetta di chiudere i conti. La chiave potrebbe essere proprio il nuovo ciclo 2025-2027. Le risorse per il prossimo triennio sono state individuate nella precedente Manovra e, con la certificazione della rappresentatività sindacale fissata a inizio novembre, i tavoli sono pronti a partire. L’idea allo studio è destinare una quota di quelle risorse a sciogliere i nodi del triennio precedente, accelerando così sia la firma dei nuovi contratti sia il pagamento degli arretrati.

Da qui arrivano i segnali di apertura registrati negli incontri recenti fra il ministro della Pubblica amministrazione e i sindacati, intenzionati a chiudere il perimetro finanziario in tempi rapidi. Sul fronte degli aumenti strutturali, la bozza che circola prefigura step progressivi: un incremento medio attorno ai 190 euro mensili da quest’anno, che potrebbe salire verso i 230 nel 2026 e raggiungere i 280 euro a regime nel 2027.

Si tratta di cifre indicative e da contrattare comparto per comparto, ma delineano un percorso di crescita del trattamento economico in linea con la necessità di restituire potere d’acquisto a chi lavora nei servizi essenziali dei territori. Resta poi il capitolo degli enti in maggiore difficoltà finanziaria. Per evitare che i bilanci più fragili frenino la piena applicazione dei contratti, è in discussione l’attivazione di un fondo di perequazione con una dote iniziale nell’ordine dei 100-150 milioni.

Uno strumento pensato per sostenere le amministrazioni in regola e consentire di potenziare il salario accessorio, riducendo le disomogeneità territoriali e garantendo, per quanto possibile, una cornice comune di diritti economici. I tempi dipenderanno dalla rapidità con cui si chiuderanno i tavoli tecnici e dalla sequenza di passaggi formali in Agenzia negoziale e nei ministeri competenti.

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Perché si avranno 2500 euro in più in busta paga – uspms.it

Per i lavoratori coinvolti, l’eventuale una tantum arriverebbe direttamente in busta paga sotto forma di arretrati, senza necessità di fare domanda. Le cifre effettive varieranno in base al profilo professionale, all’anzianità e agli istituti accessori previsti nei singoli enti, ma la prospettiva di un accredito extra rappresenta già oggi una boccata d’ossigeno che molti attendono da tempo, con l’ulteriore spinta degli aumenti mensili che matureranno lungo il prossimo triennio contrattuale.

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