Sta arrivando il bonus smart working che rende il lavoro da casa più facile e conveniente. Un’occasione per aziende e professionisti: meno costi, più qualità di vita. Ecco i requisiti per usufruirne.
Diciamolo chiaro: il pendolarismo ti prosciuga, gli affitti in città ti schiacciano e lo smart working “a metà” ti lascia con una scrivania in salotto ma zero certezze. Quante volte hai pensato “basterebbe poco per lavorare davvero da casa, senza perdere tempo e serenità”? E se quel “poco” fosse diventato una legge che conviene sia a te che alla tua azienda?
Con la Legge n. 131/2025 nasce il Bonus smart working, un aiuto concreto pensato proprio per rendere più conveniente lavorare da casa per tante persone. Questo contributo spetta solo se si hanno determinati requisiti. Ecco come possono usufruirne aziende e professionisti.
Abbiamo scoperto lo smart working, o lavoro agile, a suon di emergenze, ma fatichiamo a trasformarlo in scelta stabile. Le aziende temono iter complicati, i lavoratori temono promesse a scadenza. Nel frattempo, i piccoli comuni di montagna si svuotano e i costi della vita urbana si mangiano stipendi ed energie. Serviva un ponte tra necessità reali e organizzazione del lavoro. E ora c’è: con la Legge n. 131/2025 nasce il Bonus Smart Working per i comuni montani.
Il cuore? Un esonero contributivo per i datori di lavoro che adottano lo smart working come modalità ordinaria e investono su assunzioni stabili, mentre i lavoratori che trasferiscono residenza e domicilio da comuni non montani in località montane portano davvero il lavoro dove la vita scorre meglio. Nella pratica, cosa significa? Che il datore di lavoro, se rispetta i requisiti, può non versare una parte consistente dei contributi previdenziali a suo carico (restano fuori i contributi dovuti all’INAIL), senza intaccare l’aliquota utile per la pensione del dipendente.
E non parliamo di spiccioli: per il 2026 e il 2027 l’esonero arriva fino al 100% (con tetto di 8.000 euro annui per lavoratore), nel 2028 e 2029 scende al 50% (fino a 4.000 euro) e nel 2030 al 20% (massimo 1.600 euro). La misura viaggia nel regime europeo del de minimis, con tetti di spesa fissati a 12,5 milioni per il 2028, 10,9 milioni per il 2029 e 5,4 milioni per il 2030. Tradotto: il salvadanaio non è infinito, e chi si muove per tempo ha un vantaggio concreto.
C’è di più: i comuni montani verranno individuati in base a parametri demografici e altimetrici attraverso un DPCM atteso entro 90 giorni dalla pubblicazione della legge, mentre un decreto interministeriale fisserà i passaggi operativi entro il 20 novembre 2025. Per le aziende, il primo passo è strategico: definire il lavoro agile come modalità ordinaria per le posizioni che possono funzionare davvero da remoto, non come eccezione. Poi serve pianificare assunzioni a contratto a tempo indeterminato coerenti con gli obiettivi di crescita nei comuni montani che saranno indicati dal DPCM.
Qui la parola d’ordine è allineamento: la sede organizzativa, le policy HR, gli accordi individuali di smart working e i requisiti territoriali devono combaciare. In parallelo, è prudente verificare la capienza nel regime de minimis e tenere pronte le evidenze documentali. Le modalità operative, lo ripetiamo, saranno dettagliate dal decreto interministeriale: fino ad allora, prepararsi bene significa arrivare al via con i documenti in mano e le persone giuste già selezionate.
Per chi lavora, la mossa è doppia e molto concreta: sondare con il datore di lavoro la disponibilità ad adottare lo smart working “di default” e pianificare il trasferimento di residenza e domicilio in un comune che rientrerà tra quelli ammessi. Non è un trasloco impulsivo, ma un progetto: valutare la connettività, i servizi essenziali, gli spazi di lavoro in casa, senza dimenticare che il beneficio previdenziale non tocca la tua pensione (l’aliquota resta piena) e che i contributi INAIL restano comunque versati dal datore.
Se stai pensando di cambiare azienda, candidarti presso realtà che stanno attivando il Bonus Smart Working può essere la scorciatoia elegante verso una vita più sostenibile, con un datore che risparmia e può investire su di te.
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