La mattina hai una videochiamata di lavoro ma non ti va di truccarti? Invece di essere poco “presentabile” usa l’AI che ti trucca al posto tuo!
Il lunedì all’alba, con la luce livida che taglia il corridoio e la prima call che incombe, il desiderio di apparire presentabili si scontra con la realtà del pigiama, dei capelli sfatti e di un correttore che non si trova mai. Nel lavoro da casa ci siamo abituati a dare il meglio di noi nei documenti, non sempre nel look: a casa si tende a trascurarsi, tanto in ufficio virtuale “ci conosciamo”.
Ora però entra in scena un nuovo attore: l’intelligenza artificiale che ti trucca in tempo reale durante la videochiamata. Niente pennelli, niente specchio appannato: apre la camera, premi un pulsante, e lo schermo restituisce una versione di te con fondotinta uniforme, eyeliner calibrato, labbra definite. Tu resti sul divano; il tuo viso, invece, sembra appena uscito da una beauty room. Ecco la novità.
La mossa arriva da Google Meet, che espande l’idea dei ritocchi “soft” al viso verso un vero e proprio makeup virtuale. La promessa è concreta: dodici preset, dal professionale discreto al look da aperitivo post-lavoro, applicati e mantenuti con una precisione che non cede nemmeno davanti a una tazza di caffè o a un colpo di tosse.
Non è più il filtro che leviga tutto indiscriminatamente, ma una sovrapposizione intelligente che segue i contorni, rispetta i volumi, interpreta le espressioni. In altre parole, non un travestimento grossolano ma un controllo puntuale della propria immagine digitale, addomesticata per i ritmi e le esigenze della giornata lavorativa.
L’idea intercetta una verità semplice: le riunioni alle 9 non sono compatibili con il rituale lungo del trucco, soprattutto quando non dobbiamo uscire. Eppure la pressione a “stare in camera” è reale. In anni di call diventate standard, il volto davanti all’obiettivo è diventato un biglietto da visita tanto quanto una slide ben fatta. Per molti, poter alzare l’asticella estetica con un click significa alleggerire l’ansia da prestazione di prima mattina, senza trasformare il bagno in un set.
Google ha introdotto su Meet un sistema di makeup virtuale alimentato da Gemini, il suo modello di IA generativa. Dodici stili preimpostati applicano fondotinta, rossetto ed eyeliner che si adattano al tono della pelle, seguono in tempo reale i movimenti del viso e non “sbavano” mentre parli o bevi. La funzione vive nel pannello Aspetto: si sceglie il look durante la chiamata e le preferenze si salvano per le successive.
È disponibile su web e mobile per gli abbonati Business Standard/Plus, Enterprise, Education Plus, Google One e Workspace Individual, con rollout graduale e attivazione manuale. Non è una maschera statica sovrapposta, ma un effetto dinamico che “si comporta” come trucco vero. Il contesto competitivo è affollato. Microsoft Teams ha sperimentato con Maybelline già nel 2023, Zoom propone da tempo filtri bellezza.
Il vantaggio di Google sta nell’integrazione profonda con un modello come Gemini, capace di rendere più credibili i margini, le texture, l’aderenza agli sguardi laterali. È un’evoluzione attesa in un’epoca in cui la presentabilità “on camera” è diventata routine. C’è però un lato culturale che merita attenzione. Se l’IA rende immediato e gradevole apparire al meglio, la tentazione è usarla sempre. La versione “senza filtri” rischia di diventare lo standard sgradito, soprattutto in contesti professionali dove il non-uso comunica, a torto o a ragione, rilassatezza o scarsa cura.
Gli studiosi che da anni analizzano il virtual try-on sottolineano due fattori chiave per l’adozione: divertimento e semplicità d’uso. È l’immediatezza a normalizzare l’abitudine. Nel frattempo, per chi alle 8:52 cerca un compromesso tra decoro e sonno, c’è il trucco che non sporca le dita: un click sull’Aspetto, un fondotinta virtuale che pareggia la notte corta, un eyeliner che incornicia lo sguardo da tastiera.
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