Assegno fino a 1.500 euro al mese fino alla pensione: prorogato anche nel 2026

Un assegno fino 1.500 euro al mese fino alla pensione: è stata prorogata la misura anche per il 2026. Ecco cosa prevede.

È stato prorogato anche per il 2026 l’assegno fino 1.500 euro al mese fino alla pensione. Si tratta di una misura ponte verso la pensione, interamente finanziata dallo Stato, che consentirà, anche per il prossimo anno, a migliaia di lavoratrici e lavoratori in condizioni di particolare fragilità, di lasciare il lavoro prima della vecchiaia.

Coppia legge documento alla scrivania
Assegno fino a 1.500 euro al mese fino alla pensione: prorogato anche nel 2026 – uspms.it

La novità politica è che la misura non si ferma al 2025: con la nuova legge di Bilancio viene prorogata anche per tutto il 2026, con un perimetro sostanzialmente invariato e un tetto mensile che non supera i 1.500 euro. Per sfruttarla al meglio, però, è fondamentale conoscere scadenze e passaggi amministrativi, perché le finestre sono definite e le risorse restano contingentate.

L’assegno fino a 1.500 euro fino alla pensione: le novità

L’Ape Sociale è una prestazione assistenziale che accompagna fino alla pensione, erogata direttamente dallo Stato e non a carico del datore di lavoro, pensata per chi si trova in specifiche condizioni di disagio lavorativo o personale. L’importo corrisponde alla rata mensile della pensione maturata al momento dell’accesso, con un tetto massimo di 1.500 euro, pagati per 12 mensilità fino alla maturazione dei requisiti per la pensione di vecchiaia o, se precedente, per un altro trattamento pensionistico diretto.

Donna felice braccia aperte
L’assegno fino a 1.500 euro fino alla pensione: le novità – uspms.it

Durante la fruizione non maturano contributi figurativi e l’indennità non è reversibile ai superstiti. I requisiti anagrafici e contributivi 2025 sono:

  • età minima richiesta è di almeno 63 anni e 5 mesi, con un minimo di 30 anni di contributi
  • per chi svolge attività “gravose” servono 36 anni, ridotti a 32 per alcune tipologie
  • per le lavoratrici madri è prevista una riduzione di 12 mesi per figlio fino a un massimo di 2 anni.

Chi può richiederla comprende disoccupati che hanno raggiunto i 63 anni e 5 mesi con 30 anni di contributi, caregiver che assistono un familiare in condizioni di handicap grave, invalidi civili con una riduzione della capacità lavorativa almeno del 74%, e coloro che hanno svolto lavori gravosi secondo i criteri stabiliti. Il calendario 2025 ha previsto tre scadenze principali:

  • 31 marzo per l’istanza tempestiva di certificazione del diritto
  • 15 luglio per l’istanza intermedia
  • 30 novembre per l’istanza tardiva.

Rispettare la prima scadenza aumenta la probabilità di essere ammessi nell’anno, compatibilmente con i fondi disponibili. La procedura è divisa in due tempi: inizia con la certificazione delle condizioni presso l’INPS per il riconoscimento dei requisiti di accesso, ed è seguita dalla domanda di Ape Sociale una volta certificato il diritto. Se si possiedono già tutti i requisiti, le due istanze possono essere presentate contestualmente, anche tramite patronato.

La legge di Bilancio estende l’Ape Sociale anche al 2026, confermando l’impostazione attuale: importo massimo di 1.500 euro, durata fino alla decorrenza della pensione, platee di tutela e requisiti anagrafici e contributivi sostanzialmente allineati a quelli del 2025. Per il calendario delle scadenze 2026 si attende la circolare attuativa dell’INPS: è verosimile che vengano replicate tre finestre, sul modello 31 marzo/15 luglio/30 novembre, ma sarà l’Istituto a fissare date e istruzioni operative.

Indicazioni pratiche includono la verifica immediata dei requisiti come età anagrafica, anni di contribuzione, appartenenza a uno dei profili idonei. È importante preparare la documentazione necessaria, come certificazioni di invalidità e attestazioni di convivenza per i caregiver. L’assistenza di un patronato può velocizzare la verifica del diritto e la compilazione delle istanze, riducendo il rischio di errori formali.

L’Ape Sociale resta quindi un canale di uscita anticipata dedicato a chi ha carriere faticose o condizioni personali complesse, con un supporto economico fino a 1.500 euro al mese interamente a carico dello Stato e ora messo in sicurezza anche per il 2026.

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