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Attenzione alle marmellate che acquistate: questa tipologia ha più probabilità di sviluppare il botulino

Non tutte le conserve sono uguali: conosci i fattori che possono rendere le marmellate meno sicure di quanto sembri.

La marmellata evoca profumi familiari, ricordi d’infanzia e il piacere di un gesto semplice come spalmare una fetta di pane a colazione.

Marmellata sotto esame: quando la dolcezza nasconde insidie- uspms.it

È uno degli alimenti che meglio incarnano la tradizione domestica, fatta di ricette tramandate e sapori autentici. Ma dietro la sua dolcezza si nasconde anche un universo di variabili che riguardano sicurezza e qualità. La preparazione di conserve non è mai un gesto banale: ogni ingrediente e ogni procedura hanno un ruolo decisivo. Proprio per questo, conoscere le differenze tra le diverse tipologie diventa fondamentale. Una marmellata non vale l’altra e distinguere quelle davvero sicure dalle più “rischiose” può fare la differenza.

Marmellata sotto esame: quando la dolcezza nasconde insidie

Nel vasto universo delle conserve casalinghe, la marmellata occupa un posto d’onore sulle tavole degli italiani, arricchendo colazioni e merende con il suo sapore dolce e confortante. Tuttavia, non tutte le marmellate sono uguali e alcune potrebbero nascondere insidie non trascurabili per la nostra salute. In particolare, è emerso che le versioni “senza zucchero” o con un pH superiore a 4.6 presentano una maggiore probabilità di sviluppare il botulino, una tossina prodotta dal batterio Clostridium botulinum estremamente pericolosa per l’uomo.

La letteratura scientifica ci rassicura sul fatto che il rischio di incappare in tale contaminazione in un barattolo di marmellata è estremamente basso, quasi nullo. Questo grazie a due fattori chiave: l’acidità (pH inferiore a 4.6) e l’elevata concentrazione di zuccheri presenti nella maggior parte delle ricette tradizionali. Queste condizioni creano un ambiente ostile alla crescita del Clostridium botulinum.

Conosci i fattori che possono rendere le marmellate meno sicure di quanto sembri – uspms.it

Tuttavia, quando si opta per varianti meno zuccherate o con ingredienti meno acidi, si riducono questi effetti protettivi naturali. Le marmellate senza zucchero o quelle preparate con frutti a bassa acidità richiedono quindi accorgimenti specifici durante la loro produzione per garantire la sicurezza alimentare.

Il pH rappresenta la prima linea di difesa contro lo sviluppo del botulino: mantenendolo al di sotto della soglia critica del 4.6 si previene efficacemente la formazione della tossina botulinica. Per raggiungere questo obiettivo nelle preparazioni casalinghe meno acide può essere necessario aggiungere acidificanti naturali come succo di limone o acido citrico.

Parallelamente, lo zucchero svolge una funzione conservante cruciale riducendo l’acqua disponibile per i microrganismi patogeni attraverso un processo noto come “riduzione dell’attività dell’acqua“. Di conseguenza, nelle varianti light o senza zucchero questa barriera protettiva viene meno aumentando teoricamente il rischio biologico.

Per mitigare questi rischi è fondamentale adottare tecniche di conservazione precise e rigorose come trattamenti termici adeguati (ad esempio bollitura a bagnomaria) capaci di distruggere le spore del Clostridium botulinum.

Riconoscere la presenza della tossina nel cibo è complesso poiché non altera necessariamente sapore, odore o aspetto dell’alimento contaminato; tuttavia alcuni segnali possono indicare problemi in una conserva casalinga: gonfiore del coperchio, odore anomalo all’apertura del vasetto, presenza di bollicine o gas e consistenza insolita sono tutti campanelli d’allarme da non ignorare.

In caso si notassero tali anomalie in qualsiasi tipo di conserva – inclusa la marmellata – è imperativo scartarne immediatamente tutto il contenuto senza tentare salvataggi parziali poiché le tossine potrebbero essersi diffuse nell’intero prodotto.

Alessandra Orlacchio

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