Dal 2026 al 2028 le sigarette costeranno di più: ecco che aumento devono aspettarsi i fumatori.
Il fumo di sigaretta, tra abitudine radicata e fattore di rischio sanitario, resta al centro di un dibattito che intreccia salute pubblica, scelte individuali e politiche fiscali. In Italia, come nel resto d’Europa, il pacchetto tradizionale continua a esercitare un’attrazione forte su milioni di fumatori, nonostante negli ultimi anni siano aumentate le campagne di prevenzione e le alternative senza combustione.

Al tempo stesso, il contesto economico — tra inflazione, redditi sotto pressione e rincari diffusi — incide sulle abitudini di acquisto: molte persone, per motivi di portafoglio ma anche di salute, stanno valutando prodotti diversi dalle “bionde”. C’è però chi, per preferenza o dipendenza, non riesce a rinunciare alla classica sigaretta.
Quanto aumenterà il prezzo delle sigarette dal 2026 al 2028?
La manovra economica in preparazione prevede nuovi ritocchi alle accise sul tabacco nel triennio 2026-2028. L’obiettivo è duplice: garantire gettito e, insieme, scoraggiare i consumi, in coerenza con le linee guida europee di contrasto al tabagismo. Resta al momento sullo sfondo l’ipotesi, circolata a Bruxelles in passato, di un intervento più drastico nell’ordine di 1 euro a pacchetto: per ora, a livello UE, quel dibattito non si traduce in un aumento imminente. La traiettoria italiana, stando alle bozze, è più graduale.

La struttura del mercato, tuttavia, suggerisce cautela nella lettura dei numeri. L’accisa viene calcolata su mille sigarette e incide sul prezzo finale, ma l’effettivo costo al dettaglio dipende anche dalle scelte dei singoli produttori. Inoltre, per consuetudine commerciale, gli adeguamenti al banco tendono a muoversi per scatti “tondi”, spesso multipli di 10 centesimi: un dettaglio che potrebbe rendere il rincaro percepito diverso dalla media teorica.
Resta il fatto che il triennio porterà un’ulteriore pressione sui portafogli dei fumatori, con impatti differenziati tra sigarette tradizionali, tabacco trinciato, sigaretti, prodotti a tabacco riscaldato e liquidi per e-cig. Al di là del listino, il tema salute rimane centrale. Le sigarette combustibili sono associate a un’ampia gamma di patologie, con costi sociali e sanitari significativi. La crescente attenzione a stili di vita più salubri, le politiche di prevenzione e l’offerta di alternative tecnologiche hanno spinto una parte dei consumatori verso prodotti senza combustione o verso le sigarette elettroniche.
Eppure, per una quota consistente di fumatori, il sapore, il gesto e la ritualità della sigaretta restano difficili da abbandonare, anche di fronte a rincari progressivi. Sul fronte della filiera, tabaccai e distributori si preparano a un nuovo adeguamento dei listini, con la consapevolezza che variazioni anche contenute possono spingere alcuni clienti verso alternative più economiche, come il tabacco trinciato, o verso prodotti tassati in modo diverso.
Per i produttori, la leva del prezzo si incrocia con il portafoglio marchi e con strategie di segmentazione, mentre per l’erario si tratta di bilanciare entrate fiscali e obiettivi di salute pubblica. Non meno importante, il quadro normativo potrebbe aggiornarsi anno per anno: le cifre in bozza per il 2027 e il 2028, come sempre, restano suscettibili di aggiustamenti nelle prossime manovre. Secondo la prima bozza della Legge di Bilancio 2026, l’accisa specifica sulle sigarette — oggi pari a 29,50 euro ogni mille unità — salirà a 32 euro nel 2026.

Tradotto: un incremento di 2,50 euro ogni mille sigarette, equivalente a circa 5 centesimi per pacchetto da 20. Nel 2027 l’accisa dovrebbe aumentare a 35,50 euro, con un ritocco di 3,50 euro ogni mille sigarette e un impatto medio di 7 centesimi per pacchetto. Nel 2028 l’accisa salirebbe a 38,50 euro, pari a 3 euro in più ogni mille sigarette, ossia circa 6 centesimi a pacchetto. Nell’arco del triennio, l’aumento complessivo atteso si aggira intorno ai 18 centesimi a confezione, fermo restando che, al momento del listino, i produttori potrebbero applicare arrotondamenti a scatti di 10 centesimi. Gli aumenti non si fermano alle sigarette combustibili.
Per i sigaretti, l’accisa passerebbe da 37 a 47 euro al chilo nel 2026, per poi salire a 49 euro al chilo nel 2027 e a 51 euro al chilo nel 2028. Il tabacco trinciato — oggi tassato a 148,50 euro al chilo — salirebbe a 161,50 euro nel 2026. In termini pratici, si stimano rincari di circa 40 centesimi per il pacchetto da 30 grammi e di 65 centesimi per quello da 50 grammi. Per il 2027 e il 2028 sono previsti ulteriori aumenti di 12 centesimi annui per il formato da 30 grammi e di 20 centesimi per il 50 grammi.
Per i prodotti da inalazione senza combustione (come i dispositivi a tabacco riscaldato tipo Iqos), gli aumenti dovrebbero slittare al 2027 e al 2028, e risultare comunque contenuti rispetto alle sigarette tradizionali. Sul versante delle sigarette elettroniche, gli incrementi ipotizzati sono graduali: per i liquidi con nicotina l’imposta passerebbe dall’attuale 16% al 18% nel 2026, al 20% nel 2027 e al 22% nel 2028. Per i liquidi senza nicotina, oggi tassati al 13%, la crescita scatterebbe al 15% nel 2027 e al 17% nel 2028.
Va ricordato che le proiezioni oltre il 2026 potrebbero subire modifiche nelle manovre successive. Al contempo, l’iniziativa europea di un rialzo secco di 1 euro a pacchetto non appare all’ordine del giorno, mentre l’Italia mantiene una traiettoria incrementale. Per i consumatori, il quadro significa una pressione aggiuntiva ma diluita nel tempo; per il mercato, un’ulteriore spinta alla ricalibrazione tra prodotti combustibili e alternative, con un occhio al portafoglio e uno alla salute.





