L’Italia è un Paese in cui l’indebitamento delle famiglie e dei piccoli imprenditori si intreccia sempre più spesso con la vita quotidiana: cartelle esattoriali, contributi non versati, tributi locali, multe e arretrati fiscali pesano sui bilanci domestici e aziendali. Ecco come azzerare i debiti.
Non sorprende, quindi, che in moltissimi siano alla ricerca di soluzioni concrete per ridurre, ristrutturare o addirittura azzerare il peso dei debiti accumulati negli anni. La combinazione tra costi in aumento, rate più onerose e flussi di cassa incerti ha spinto una quota significativa di contribuenti a interrogarsi su come uscire dal tunnel senza soccombere a interessi, sanzioni e procedure di riscossione.
Esistono percorsi privati, come le transazioni con i creditori o le procedure del sovraindebitamento per chi non è fallibile, ma non meno rilevanti sono le strade legate ad agevolazioni pubbliche: strumenti previsti dalla normativa che, in specifiche condizioni e in periodi definiti, permettono di ricalibrare l’esposizione verso il Fisco e gli enti.
Queste misure hanno un elemento in comune: intervengono soprattutto su ciò che ha fatto lievitare l’importo originario (interessi, sanzioni, aggio), e possono trasformare posizioni considerate “ingestibili” in piani sostenibili. Nella prima fase è fondamentale non farsi prendere dalla confusione, perché ogni posizione ha una storia a sé e non tutte le pendenze sono trattabili allo stesso modo; occorre capire la natura del debito, l’ente creditore e lo stadio della riscossione.
Molti contribuenti si chiedono se sia realistico parlare di “azzerare” i debiti. La risposta è più articolata di quanto suggerisca lo slogan: in diversi casi, l’azzeramento riguarda una parte rilevante del carico (sanzioni e interessi di mora), mentre il capitale e alcune spese restano dovuti. In altri, il beneficio può essere più profondo, ma legato a requisiti stringenti o a finestre temporali limitate. Il punto chiave è comprendere se rientri nelle condizioni previste e muoversi per tempo, perché la riscossione segue calendari precisi e, in caso di decadenza, tornano a valere integralmente sanzioni e interessi.
Negli ultimi anni, una delle leve più efficaci per ridurre drasticamente il peso delle pendenze con il Fisco è stata la cosiddetta “rottamazione” delle cartelle, una definizione agevolata dei carichi affidati all’agente della riscossione che consente di versare solo le somme a titolo di imposta e le spese esecutive/notifica, con lo stralcio di sanzioni e interessi di mora.
La novità che ha acceso l’attenzione di milioni di contribuenti è che la finestra più recente di rottamazione si è resa accessibile anche a chi in passato aveva già aderito a precedenti misure di “pace fiscale” o era decaduto per mancati pagamenti. In pratica, molte posizioni rimaste sospese o appesantite da vecchie inadempienze hanno potuto rientrare nel perimetro dell’agevolazione.
Cosa significa, in concreto, “azzerare” il debito in questo contesto? Significa azzerare la parte accessoria: sanzioni, interessi di mora e, in varie configurazioni, aggi e maggiorazioni, lasciando a carico del contribuente il capitale e le spese vive. Il beneficio può essere enorme per chi ha cartelle risalenti nel tempo, in cui l’importo originario è stato moltiplicato dagli accessori. Non tutte le tipologie di crediti rientrano però nelle stesse regole: ad esempio, per alcune sanzioni amministrative non tributarie valgono esclusioni o trattamenti particolari; restano poi fuori i recuperi di aiuti di Stato, talune risorse europee e le sanzioni penali.
Come si accede. Il percorso tipico è digitale: si entra nell’area riservata dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione con SPID/CIE/CNS; si consulta l’elenco dei carichi affidati (cartelle e avvisi) e si verifica quali sono definibili in forma agevolata; si presenta l’istanza scegliendo se pagare in un’unica soluzione o a rate; si attendono il piano e i bollettini, con scadenze prefissate e una tolleranza di pochi giorni sul pagamento.
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