Bonus 350 euro: sbrigati a chiederlo, ma ha anche degli svantaggi, il parere dei commercialisti

Sbrigati a richiedere il bonus da 350 euro è utile, ma ha anche degli svantaggi. Il parere dei commercialisti diventa fondamentale per riuscire a risolvere la situazione.

Sta per arrivare un “bonus” da circa 350 euro che tanti lavoratori potrebbero incassare a ridosso delle festività, ma non è tutto oro quel che luccica. Non si tratta di un regalo dello Stato né di una busta paga extra: l’opportunità, che sta facendo discutere gli addetti ai lavori, richiede una richiesta esplicita e una finestra temporale precisa. E soprattutto comporta anche qualche rinuncia. Il tema sta creando curiosità perché a differenza degli incentivi classici non nasce da un nuovo decreto, ma da un meccanismo retributivo già esistente che, se attivato in tempo, può gonfiare la tredicesima in modo visibile.

mani, banconote e calcolatrice
Bonus 350 euro: sbrigati a chiederlo, ma ha anche degli svantaggi, il parere dei commercialisti (Uspms.it)

Per questo i commercialisti invitano alla prudenza: il guadagno immediato può essere reale, tuttavia deriva da una scelta che incide sulla struttura della retribuzione e sulla pianificazione personale. Inoltre, non tutti i contratti lo consentono e la disponibilità dell’azienda è una condizione necessaria. L’urgenza c’è: la richiesta va presentata entro una scadenza spesso fissata a ottobre, ed è proprio questo il momento in cui in molti stanno bussando alla porta dell’ufficio del personale per informarsi.

Che cosa rende possibile un incremento fino a 350 euro netti? Il cuore dell’operazione sta in un cambio di impostazione nelle trattenute e nel modo in cui viene calcolata la mensilità aggiuntiva. In pratica, si “sposta” un pezzo della retribuzione dal domani all’oggi, con effetto leva sulla tredicesima. Ma attenzione: chi spera in un bonus universale e senza condizioni resterà deluso. Si tratta di un’opzione su base volontaria, da concordare con il datore di lavoro e legata al tipo di rapporto di lavoro e al contratto collettivo applicato.

I professionisti contabili, interpellati in questi giorni dalle aziende e dai dipendenti, sottolineano tre snodi: la finestra temporale per esercitare l’opzione (di norma entro ottobre), la verifica delle regole previste dal contratto e l’analisi del profilo del lavoratore. Per alcuni profili, specie con redditi medi che vedono un effetto più netto sulle somme in busta, il vantaggio è tangibile; per altri, la convenienza si affievolisce, soprattutto se l’obiettivo è preservare la liquidazione futura o se si è aderito a soluzioni di previdenza complementare.

Come funziona davvero il “bonus” da 350 euro

Il cosiddetto “bonus” è in realtà la possibilità di farsi erogare mensilmente in busta paga il TFR (Trattamento di Fine Rapporto) invece di lasciarlo maturare nel fondo dell’azienda o in forme di previdenza complementare. Attivando questa opzione, l’importo lordo della retribuzione mensile aumenta e, di riflesso, cambia il modo in cui vengono calcolate le trattenute e la mensilità aggiuntiva. Risultato: per alcuni lavoratori, l’effetto combinato può determinare un incremento netto della tredicesima fino a circa 350 euro rispetto a chi non anticipa il TFR.

mano con banconote euro
Come funziona davvero il “bonus” da 350 euro (Uspms.it)

Per aderire serve una richiesta formale al datore di lavoro entro il termine stabilito (nella prassi, la scadenza utile cade a ottobre). Non è un automatismo: l’azienda deve poter gestire l’opzione e il contratto applicato deve prevederla. Una volta attivata, l’anticipazione mensile del TFR si riflette direttamente sulla busta, incrementando la liquidità corrente e incidendo sul calcolo della tredicesima.

Vantaggi: consente di aumentare la tredicesima senza attendere bonus straordinari; migliora la liquidità durante l’anno; il meccanismo è trasparente perché passa dalla busta paga e non richiede provvedimenti esterni.

Limiti: non tutti i datori di lavoro o i CCNL contemplano l’opzione; occorre rispettare la scadenza (generalmente ottobre); la scelta riduce l’accantonamento di TFR, cioè ciò che si incasserebbe in un’unica soluzione a fine rapporto; le variazioni sulle trattenute previdenziali e sul calcolo delle mensilità richiedono una verifica caso per caso.

Lavoratori del settore privato che maturano TFR e possono esercitare l’opzione nei tempi, specie con redditi medi che beneficiano in modo più evidente dell’incremento netto in tredicesima. Chi privilegia la disponibilità immediata di cassa e ha spese concentrate a fine anno (mutui, bollette, regali, conguagli). Chi non ha vincoli contrattuali o scelte già effettuate (per esempio, destinazione del TFR a un fondo) che limiterebbero o renderebbero meno conveniente l’anticipo in busta paga.

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