“Ci possiamo parlare?”, attenzione alla truffa del momento e occhio a questo prefisso. Ci sono cascate migliaia di persone e i rischi sono davvero importanti.
Una nuova truffa telefonica sta facendo il giro, caratterizzata da un approccio apparentemente innocuo: un messaggio o una chiamata che inizia con “Ci possiamo parlare?”.

Questa frase, semplice e diretta, proviene spesso da numeri sconosciuti o da prefissi internazionali, segnale d’allarme che molti ignorano, finendo per cadere nella trappola. La Polizia Postale sottolinea l’importanza di prestare attenzione a questi dettagli, poiché l’obiettivo dei truffatori è superare le difese psicologiche delle vittime con un minimo di sforzo, sfruttando la cortesia e la curiosità.
La truffa si distingue per la sua non prolissità, tipica delle vecchie truffe. I truffatori contattano le potenziali vittime nelle ore più insospettabili, come la sera o il mattino presto, presentandosi con nomi comuni e profili generici. L’invito a parlare sembra innocuo, ma è l’inizio di una trappola ben congegnata. La presenza di un prefisso internazionale insolito dovrebbe essere un campanello d’allarme, ma molti cadono nel tranello senza fare le dovute verifiche.
Le vittime di questa truffa condividono esperienze simili: un saluto breve seguito da un invito a parlare per “una cosa urgente”. In alcuni casi, viene suggerito di spostare la conversazione su piattaforme di messaggistica come WhatsApp. Questa fase iniziale non presenta elementi sospetti, rendendo difficile intuire la natura fraudolenta dell’interazione. Gli esperti consigliano di prendersi un momento per riflettere prima di rispondere, verificando l’identità del mittente attraverso canali indipendenti.
Che truffa è e come funziona davvero?
La truffa “Ci possiamo parlare?” è un esempio di social engineering, che mira a ottenere il controllo degli account delle vittime o a sottrarre dati personali e finanziari. Il metodo più comune implica il dirottamento di account: il truffatore, dopo aver stabilito un primo contatto, cerca di spostare la conversazione su un’app di messaggistica, dove può impersonare qualcuno di conosciuto. Con vari pretesti, come problemi tecnici o esigenze di sicurezza, il malintenzionato chiede di condividere un codice di verifica, ottenendo così l’accesso all’account della vittima.

Oltre al dirottamento di account, esistono varianti della truffa volte a raccogliere informazioni sensibili. Il prefisso internazionale gioca un ruolo chiave, fungendo da elemento di anonimato e come falso indizio di credibilità. Per proteggersi, è fondamentale non rispondere impulsivamente, verificare sempre l’identità del mittente e non condividere codici di verifica. Attivare la verifica in due passaggi sulle app di messaggistica e limitare la visibilità delle proprie informazioni personali sono ulteriori misure di sicurezza efficaci.
La regola d’oro per difendersi da queste truffe è la coerenza: un contatto con prefisso internazionale che richiede una conversazione immediata senza motivazioni valide merita sempre un’attenzione particolare. Un controllo approfondito può prevenire conseguenze ben più gravi.