È successo di tutto nel post partita in Serie A, lite furiosa e rissa sfiorata

Durante il post di una gara dell’ultima giornata di Serie A è successo davvero di tutto, una lite furiosa stava per trasformarsi in una rissa.

La Serie A 2025/26 ha archiviato la sua quinta giornata con il fiato corto e qualche certezza in meno. È il turno che di solito inchioda i primi giudizi: le gerarchie non sono definitive, ma il campionato ha già raccontato chi sa soffrire e chi rincorre. Tra crolli parziali e ripartenze furbe, si sono viste squadre capaci di cambiare pelle nella stessa partita, allenatori che hanno rischiato mosse audaci e qualche fischio d’arbitro che ha fatto discutere. È il calcio di inizio autunno: intenso, nervoso, a tratti spezzettato, con gli episodi che pesano come macigni e le gambe che reggono quel tanto che basta per non rovinare il piano partita.

il tiro di gatti in juventus milan
È successo di tutto nel post partita in Serie A, lite furiosa e rissa sfiorata (ANSA) Uspms.it

In questo quadro, i riflettori non si sono spenti al triplice fischio. Anzi: il dopo-gara di una sfida molto attesa ha offerto il fotogramma più teso del weekend. Una conferenza stampa incandescente, parole grosse, accuse di scarsa educazione e un confronto che ha rischiato di tracimare. Una lite furiosa nel cuore della sala stampa, con rissa solo sfiorata. È il tipo di scena che il calcio italiano prova a disinnescare da anni e che invece, ogni tanto, si ripresenta con tutta la sua forza simbolica.

La scena all’Olimpico: è Marco Baroni dopo Lazio-Torino

Il punto è proprio questo: tutto è successo nel post di Lazio-Torino, con Marco Baroni al centro. L’allenatore granata ha interrotto la conferenza quando, durante una domanda che stava ascoltando, ha notato un’altra risata in sala. “Così non si lavora, ci vuole rispetto”, il senso delle sue parole, ripetute più volte, con toni via via più accesi. Ne è nato un botta e risposta con due cronisti, tra richiamo alle buone maniere e nervi a fior di pelle. A fare da cuscinetto, lo staff della comunicazione e i delegati presenti, che hanno chiuso la finestra di frizione prima che il confronto scivolasse oltre il verbale. Un episodio ricostruito da chi era lì e ripreso da testate di settore, tra cui Tuttomercatoweb, che ha riportato lo scambio avvenuto nel ventre dell’Olimpico.

marco baroni a braccia conserte in panchina
La scena all’Olimpico: è Marco Baroni dopo Lazio-Torino (ANSA) Uspms.it

Il contesto, va detto, non era dei più leggeri. Lazio-Torino era stata una partita densa, complicata sul piano tattico e emotivo, con scelte che pesano e letture da difendere davanti ai microfoni. La pressione di classifica, a inizio stagione, lavora a modo suo: le panchine cercano identità, la critica incalza, i dettagli diventano pomelli del volume. In una sala stampa sovraffollata, basta una smorfia fuori posto per far saltare la miccia.

Chi frequenta gli stadi lo sa: il dopo-gara è uno spazio ristretto dove si incrociano sguardi stanchi, domande legittime e suscettibilità. Non è il luogo della liturgia, è quello del frangente. Un tecnico arriva con il carico della partita addosso, un giornalista con la responsabilità di incalzare; se manca un filo di fiducia reciproca, il clima si guasta. Ed è proprio qui che il calcio italiano, che investe sempre di più in formazione e media training, può crescere ancora: stabilire confini chiari, pretendere professionalità da tutti e ricordare che la dialettica, anche accesa, non ha bisogno di passare dal personale.

La quinta giornata lascia in eredità una classifica corta e molte storie aperte, ma soprattutto un monito. Il post partita è parte integrante dello spettacolo e della sua credibilità. Le tensioni non si azzerano: si gestiscono. Se una risata inopportuna può accendere la miccia, un gesto di misura può spegnerla prima ancora che prenda fuoco. È una responsabilità condivisa, che riguarda panchine, taccuini e telecamere.

Il calendario corre e già nel prossimo weekend la narrazione tornerà al campo: moduli da ritoccare, attacchi da sbloccare, difese da registrare. Ma per una volta, più ancora della tattica, resta l’eco di quelle parole dette a caldo. Non è il rumore che aiuta una squadra a crescere, né un campionato a raccontarsi meglio. È un promemoria, per tutti: il rispetto è un dettaglio che fa classifica.

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