Sta arrivando il gelo e la tentazione è di girare la manopola e via: termosifoni accesi. Non basta verificare che tutto “parta”: c’è altro da controllare prima di scaldare casa.
Fa freddo e il primo impulso è uno solo: accendere i termosifoni senza pensarci due volte. Scommetto che hai già allungato la mano verso il termostato, vero? Fermati un secondo.

Perché il vero problema non è solo “funzionano o no?”. Il nodo è evitare errori che possono costare caro alla tua sicurezza, alla bolletta e, sorpresa, anche alla tua legalità. Ti è mai capitato di sentire i radiatori tiepidi, la caldaia che fa i capricci o la casa che resta umida nonostante l’impianto acceso? Ecco perché vale la pena continuare a leggere: c’è un passaggio che molti saltano e che fa tutta la differenza.
I fatti sono semplici. Il freddo arriva, le giornate si accorciano, in casa si cerca quel tepore che fa subito “comfort”. Ma il riscaldamento non è un interruttore qualunque: è un impianto che va riattivato con criterio. Di solito il problema si presenta così: termosifoni rumorosi o con zone fredde, pressione della caldaia sballata, odore di polvere bruciata dalle prime accensioni e ambienti che non raggiungono la temperatura desiderata. A casa di mia zia, ad esempio, l’anno scorso il primo avvio si è trasformato in un’odissea: radiatori caldi solo in alto, consumo alle stelle e comfort zero. Un tecnico mi disse una cosa che non ho più dimenticato: “Il 70% dei problemi di avvio si evita con tre controlli prima di accendere, non dopo”.
E non si tratta solo di praticità. C’è anche un tema di sicurezza e di norme. Trascurare la manutenzione può portare a blocchi della caldaia, dispersioni, e — peggio — rischi legati ai fumi. Ricordati che il monossido di carbonio è un nemico invisibile: ecco perché ventilazione, controllo fumi e un rilevatore di CO sono alleati veri, non optional.
Il calendario per accendere i termosifoni
Il punto è questo: in Italia esiste un calendario ufficiale per l’accensione dei termosifoni, legato alle zone climatiche del tuo Comune. In pratica, non tutti possono accendere quando vogliono. Città e province sono divise per “lettere” (dalla A alla F) in base al clima e a ciascuna corrispondono finestre temporali e un numero massimo di ore giornaliere di accensione. I Sindaci possono introdurre deroghe in caso di ondate di freddo o esigenze particolari, ma la regola generale resta: si accende quando è consentito e nel rispetto dei limiti. Se ti stai chiedendo “ok, ma quando tocca a me?”, la risposta è: verifica la tua zona climatica e il calendario aggiornato.

Incrocia i dati con il sito del tuo Comune o con le comunicazioni del condominio: spesso gli amministratori inviano note con date e modalità, soprattutto per gli impianti centralizzati. Ricorda che la normativa nazionale fissa anche un limite di temperatura negli ambienti: 19°C con una tolleranza di 2°C, quindi niente “sauna domestica”. Il bello? Rispettare il calendario non è solo un obbligo: è un trampolino per risparmiare davvero, perché ti spinge a ottimizzare gli orari e a fare quegli interventi furbi che migliorano l’efficienza.
Arriviamo alla soluzione concreta. Prima di tutto, controlla la tua zona climatica e il relativo calendario: solo così saprai quando puoi accendere e per quante ore al giorno. Se vivi in condominio con impianto centralizzato, allinea le tue valvole termostatiche e il termostato agli orari stabiliti: inutile tenere il timer di casa sfasato rispetto alla centrale, l’impianto non “obbedirà”. Poi dai priorità alla manutenzione: una caldaia verificata da tecnico abilitato, con libretto impianto in regola e controllo fumi eseguito secondo le scadenze regionali, consuma meno e riduce i rischi. Ho visto caldaie rinate con una semplice taratura e un filtro nuovo.