Hamas-Israele, raggiunto l’accordo: cosa prevede il piano Trump e cosa succederà nelle prossime ore

La risoluzione della guerra tra Hamas e Israele potrebbe essere vicina. È stato raggiunto finalmente un accordo ed ecco cosa prevede il piano di Trump.

Una notte di telefonate, un post che irrompe sui social e un filo diretto tra capitali mediatrici hanno segnato l’inizio di un momento storico. La scena internazionale si muove veloce: i team negoziali si parlano, definiscono linee sulla mappa, fissano orari. Il clima, seppur teso, è decisamente operativo. Si percepisce che qualcosa ha preso forma, e che le prossime ore saranno cruciali, pesando più di molte settimane di stallo.

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Hamas-Israele, raggiunto l’accordo: cosa prevede il piano Trump e cosa succederà nelle prossime ore (ansafoto) – uspms.it

Le conferme incrociate non si sono fatte attendere. L’annuncio di Trump su Truth Social ha aperto le danze, seguito dai mediatori che hanno informato la stampa. Secondo le fonti israeliane, la firma formale dell’accordo potrebbe essere imminente. Al centro del dibattito, la prima fase di un cessate il fuoco su Gaza, delineata con misure concrete e tempistiche serrate. Ecco il piano previsto dal presidente Trump.

Il piano di Trump sul conflitto a Gaza

La Casa Bianca ha delineato un percorso rapido per cessare il fuoco a Gaza: il nodo più sensibile tocca la questione degli ostaggi e dei detenuti. Un alto funzionario di Hamas ha rivelato che lo scambio prevede circa 2.000 prigionieri palestinesi per 20 ostaggi vivi, inclusi 250 ergastolani e 1.700 persone arrestate dall’inizio del conflitto. Le fonti palestinesi hanno chiarito che i rilasci inizieranno entro 72 ore dall’entrata in vigore dell’accordo, con un dettaglio operativo importante: il timer dei tre giorni parte dopo il riposizionamento israeliano sulle linee pattuite.

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Il piano di Trump sul conflitto a Gaza (ansafoto) – uspms.it

Il piano per la Striscia di Gaza prevede ritiri programmati delle truppe e garanzie firmate dal presidente Trump e dai mediatori internazionali. Un elemento chiave è il valico di Rafah: il ritiro delle forze israeliane dall’area e l’apertura del passaggio in entrambe le direzioni una volta operativo lo stop alle ostilità. Nei primi giorni di tregua, è previsto l’ingresso di almeno 400 camion di aiuti al giorno, con un incremento progressivo. Sul terreno, le IDF hanno avviato i preparativi per un ritiro parziale, mantenendo però capacità pronte per qualsiasi sviluppo.

La Difesa civile di Gaza ha segnalato esplosioni nel nord e raid su Gaza City dopo l’annuncio, sebbene queste segnalazioni non siano state verificate in modo indipendente. Il capitolo politico procede in parallelo. Trump ha annunciato che “tutti gli ostaggi saranno rilasciati molto presto e Israele ritirerà le sue truppe secondo una linea concordata“, ringraziando i mediatori internazionali. Netanyahu ha convocato il governo, esprimendo fiducia nel rientro degli ostaggi.

Anche il presidente Isaac Herzog ha citato un passaggio biblico, sottolineando l’importanza del ritorno ai propri confini. Trump è atteso per un discorso alla Knesset nei prossimi giorni, su invito ufficiale. La sfida ora è trasformare le parole in realtà sul campo. Le prossime 72 ore saranno decisive per attivare la macchina dei rilasci, degli aiuti e dei rientri. La situazione richiede pazienza e determinazione per mantenere una tregua che molti sperano possa evolvere in una pace duratura.

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