Un lutto devasta davvero la Ferrari, arriva all’improvviso un duro colpo per tutti i tifosi della “Rossa”. La situazione è veramente drammatica e lascia tutti senza parole.
Per i tifosi della Ferrari la notizia è arrivata come una bandiera a mezz’asta. Un colpo al cuore della comunità che vive di attese e domeniche, certo, ma anche di memoria e persone. È uno di quei momenti in cui il colore rosso perde brillantezza e lascia spazio a un silenzio condiviso, quello che si fa strada tra box, officine e salotti di casa. Si parla di un lutto che tocca la Scuderia e chi le è cresciuto accanto, un dolore che non riguarda una gara o una classifica, ma l’identità stessa di Maranello.

Nelle ultime ore le conferme sono rimbalzate tra addetti ai lavori e appassionati. C’è chi ha ripescato foto ingiallite, chi ha riascoltato interviste e chi ha semplicemente scritto un messaggio breve, perché quando la Formula 1 si ferma per ricordare, le parole devono fare spazio al rispetto. La Ferrari conosce bene questi passaggi: un dolore che va oltre il risultato in pista e si fa comunità.
Questo non impedisce di provare a dare un senso a ciò che accade. Quando scompare una figura di riferimento, la prima reazione è tornare con lo sguardo ai momenti in cui tutto è cambiato: una scelta tecnica, un’intuizione, una stagione complicata attraversata tenendo la barra dritta. È lì che si misura la sostanza di certi protagonisti, al di là dei riflettori.
Addio a Claudio Lombardi, ex team principal Ferrari
A mancare è stato Claudio Lombardi, ingegnere e dirigente che ha segnato una fase cruciale della storia recente della Ferrari. Come riportato da FormulaPassion, Lombardi si è spento lasciando un’eredità fatta di competenza, misura e coraggio nelle decisioni. Figura chiave tra gli anni Ottanta e Novanta del motorsport italiano, fu prima protagonista nel mondo rally con Lancia, poi approdò a Maranello, dove guidò il reparto motori e, in una fase di transizione complessa, ricoprì anche il ruolo di team principal.

Di lui restano soprattutto la visione e il metodo. Proveniente da quell’officina d’idee che fu il Reparto Corse Lancia, Lombardi trasferì in Formula 1 un approccio che univa rigore ingegneristico e sensibilità sportiva. Nella Ferrari dei primi Novanta, tra cambi regolamentari e riorganizzazioni interne, divenne l’uomo-ponte tra rally e Formula 1, tra la cultura del fare e quella del competere a ogni costo. Sotto la sua supervisione, Maranello affinò i propri propulsori fino a modelli ricordati ancora oggi per carattere e sound, in particolare i V12 dal timbro inconfondibile.
Non fu un periodo facile: la Scuderia attraversava un ricambio generazionale, con risultati altalenanti e un paddock in rapida evoluzione. Lombardi portò avanti un lavoro spesso invisibile ma determinante: rimettere ordine, valorizzare le competenze interne, creare le condizioni per la ripartenza. Quella pazienza organizzativa ha fatto da base a un ciclo di rinnovamento che, negli anni successivi, avrebbe permesso alla Ferrari di ritrovare ambizione e metodo.
Nei messaggi di cordoglio circolati in queste ore c’è un filo comune: la stima per il professionista e l’affetto per la persona. Colleghi, tecnici, ex piloti e appassionati ricordano la sobrietà dei gesti e l’attenzione alle persone. È un tratto raro in un ambiente spesso travolto dalla pressione, e forse è proprio questo a spiegare perché la sua scomparsa colpisca così tanto i tifosi: perché riconoscono in Lombardi un pezzo di quella Ferrari che mette l’uomo al centro della macchina.