In pensione a 60 anni: basta pagare 900 euro “Conviene davvero”

Alcune persone potranno andare in pensione a 60 anni pagando 900 euro: ecco a chi si rivolge questa opportunità e come fare.

In un Paese dove i requisiti per l’uscita dal lavoro hanno progressivamente seguito l’allungamento della vita e le rigidità dei conti pubblici, l’idea di poter abbassare l’età di pensionamento a 60 anni fa subito alzare l’attenzione.

Uomo legge foglio
In pensione a 60 anni: basta pagare 900 euro “Conviene davvero” – uspms.it

Basta pagare 900 euro”: lo slogan, di forte impatto che, nelle ultime settimane, è tornata al centro del dibattito. Ma cosa c’è davvero sul tavolo, a chi si rivolge e, soprattutto, conviene?

Andare in pensione a 60 anni: come fare?

Secondo la proposta sostenuta dal sindacato Anief e rilanciata in Parlamento con il cosiddetto DDL Bucalo, per i lavoratori del comparto scuola – quindi docenti, dirigenti scolastici e personale ATA – verrebbe introdotto un riscatto della laurea con onere “light”: circa 900 euro per ogni anno di studi universitari da trasformare in contribuzione utile.

La misura, pensata con un’aliquota attorno al 5%, sarebbe di gran lunga più vantaggiosa rispetto al riscatto ordinario, che oggi può costare mediamente intorno ai 6.000 euro l’anno. Con un tetto massimo di cinque anni, l’esborso complessivo scenderebbe così a circa 4.500 euro, aprendo la strada a due benefici: uscire in pensione tra i 60 e i 62 anni oppure ridurre il requisito contributivo fino a cinque anni rispetto alle attuali pensioni anticipate.

uomo con la calcolatrice
Andare in pensione a 60 anni: come fare? – uspms.it

Il cuore della proposta è tecnico ma intuitivo: rendere più accessibile il riscatto degli anni universitari abbattendone il costo, così da anticipare il raggiungimento del requisito contributivo. La convenienza dipende da vari fattori, tra cui l’età e la situazione contributiva del lavoratore. Se il riscatto consente di centrare prima i 37-38 anni utili, l’anticipo di uscita può valere ben più dei 900 euro l’anno versati.

Un riscatto a basso costo restituisce un rapporto costo/beneficio decisamente favorevole rispetto agli standard attuali, specie per chi non avrebbe mai sostenuto il riscatto ordinario proprio per il prezzo. C’è poi un profilo di sistema: nel mondo della scuola, dove l’età media è elevata e il burnout è sempre più citato come rischio professionale, l’anticipo pensionistico potrebbe favorire il ricambio generazionale e la qualità didattica.

Dall’altro lato, ogni sconto previdenziale ha un costo per la finanza pubblica: il nodo della sostenibilità – e di come finanziarla – sarà centrale nel confronto politico. La misura non fissa un’età anagrafica secca per l’uscita, ma agisce sul requisito contributivo: di fatto, chi ha iniziato presto a lavorare potrebbe beneficiare maggiormente del meccanismo.

Oggi molti laureati rinunciano a riscattare gli studi perché il conto è proibitivo; un riscatto “popolare” riaprirebbe il dossier per una platea amplissima. Sul piano politico, la riattivazione dell’esame del DDL rimette al centro un tema spesso rimandato: come bilanciare l’equità intergenerazionale con la tutela dei lavori gravosi.

Per i lavoratori potenzialmente interessati, l’attenzione è già alta: 900 euro l’anno per recuperare gli studi e guadagnare fino a cinque anni sul traguardo previdenziale suona come un’offerta irripetibile, ma il giudizio finale dipenderà dai dettagli attuativi, dai tempi di approvazione e dalle eventuali condizioni di accesso che il Parlamento deciderà di inserire.

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