In pensione a 62 anni da subito si può: 2 alternative poco conosciute

Lasciare il lavoro a 62 anni è possibile: ecco le 2 alternative poco conosciute per andare in pensione.

Il tema pensioni resta uno dei più sensibili del Paese: tra aspettative di vita che crescono, carriere contributive discontinue e un mercato del lavoro che cambia, la domanda di flessibilità in uscita è diventata centrale. Molti lavoratori, dopo decenni di attività, guardano con interesse a strumenti che permettano di anticipare l’addio all’ufficio o alla fabbrica, ritagliando più tempo per famiglia, salute e passioni personali.

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In pensione a 62 anni da subito si può: 2 alternative poco conosciute – uspms.it

Se le vie più note — come la pensione anticipata ordinaria o la Quota 41 per precoci — richiedono oltre quarant’anni di versamenti, non tutti sanno che esistono due possibilità concrete per smettere prima dei 62 anni o, comunque, entro quella soglia anagrafica.

In pensione a 62 anni: le 2 alternative

Nel 2025 sono operative misure specifiche rivolte a platee circoscritte: da un lato lo scivolo dedicato a chi svolge lavori usuranti, dall’altro l’Opzione Donna, in una versione oggettivamente più selettiva rispetto al passato ma ancora utile per alcune categorie. Per molti potrebbe trattarsi di un sollievo immediato: rientrare nei requisiti significa poter pianificare il post-lavoro senza attendere l’età di vecchiaia o contributi che, semplicemente, non si riuscirebbe a maturare.

donna anziana
In pensione a 62 anni: le 2 alternative – uspms.it

Lo scivolo per chi svolge lavori usuranti è la strada più strutturata per chi ha svolto attività riconosciute come particolarmente faticose o rischiose dalla normativa. Rientrano, tra gli altri, lavoratori notturni per gran parte della giornata lavorativa, operai addetti alla catena di montaggio, conducenti di mezzi per il trasporto pubblico collettivo (oltre 9 posti), addetti a gallerie, cave, miniere e altri ambienti sotterranei, operatori in cassoni ad aria compressa, palombari, addetti esposti costantemente ad alte temperature, lavoratori nella produzione del vetro cavo, chi opera in spazi confinati o angusti.

I requisiti per accedervi sono chiari: età minima 61 anni e 7 mesi, anzianità contributiva almeno 35 anni, raggiungimento della “quota” 97,6, ossia la somma di età anagrafica e anni di contributi (sono ammesse frazioni di anno). Un vincolo spesso decisivo è quello legato alla durata effettiva delle mansioni usuranti: devono essere state svolte per almeno metà della vita lavorativa, oppure per sette degli ultimi dieci anni. La misura è in vigore nel 2025 e, secondo l’attuale quadro, resterà attiva anche per il 2026. Per chi rientra nelle categorie previste, lo scivolo può tradursi in un’uscita prima dei 62 anni, purché la quota 97,6 sia centrata con i 35 anni di versamenti.

Opzione Donna è l’altra alternativa per chi ha alle spalle 35 anni di contributi, ma è riservata esclusivamente alle lavoratrici che si trovano in determinate condizioni personali o occupazionali. Si tratta di una misura sperimentale — dunque non strutturale — in scadenza al 31 dicembre 2025, con l’ipotesi di proroga al vaglio del governo. La platea oggi accessibile comprende caregiver, lavoratrici invalide (con invalidità almeno al 74%), licenziate o dipendenti di aziende in crisi con tavolo ministeriale aperto al Ministero del Lavoro.

I requisiti anagrafici, da maturare entro il 31 dicembre dell’anno precedente all’uscita, sono modulati anche in base alla presenza di figli: 59 anni per caregiver e invalide con almeno due figli, e per lavoratrici coinvolte in aziende in crisi; 60 anni per caregiver e invalide con un figlio; 61 anni per caregiver e invalide senza figli; in tutti i casi servono almeno 35 anni di contributi. Per le caregiver è richiesta la convivenza da almeno sei mesi con il familiare disabile assistito.

Per le crisi aziendali, la norma riguarda grandi imprese di interesse nazionale con tavoli ministeriali attivi: non ogni licenziamento o difficoltà aziendale, dunque, dà accesso automaticamente alla misura. Va inoltre ricordato che l’Opzione Donna comporta il ricalcolo interamente contributivo dell’assegno, con importi di norma più contenuti rispetto ai regimi ordinari: un aspetto da valutare attentamente in sede di pianificazione.

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