Ivan Zazzaroni ha scelto la via più semplice e insieme più difficile: quella di parlare poco, ma dire l’essenziale. Un lutto lo ha colpito davvero in maniera devastante.
Nelle scorse ore il direttore del Corriere dello Sport e volto noto come giudice di Ballando con le stelle si è affidato a Instagram per condividere che sta vivendo un lutto. Parole misurate, asciutte, di quelle che non cercano un effetto, ma che lasciano intravedere uno strappo profondo.

Non ci sono nomi, subito. Solo il segno di una perdita che scotta e l’eco di una stagione vissuta insieme a qualcuno che contava davvero. In un’epoca in cui si comunica spesso in tempo reale, Zazzaroni ha scelto una modalità controcorrente: prima il sentimento, poi il contesto. E quel contesto, nel suo mondo, significa calcio, televisione, radio, redazioni. Significa la comunità del giornalismo sportivo italiano che, quando uno dei suoi si ferma, si ritrova a fare i conti con un pezzo di racconto che manca.
L’atmosfera è quella delle giornate sospese: chi conosce Zazzaroni sa che la sua cifra è diretta, a volte ruvida, ma non incline ai giri di parole. E proprio la semplicità del messaggio, arrivato attraverso una storia social, dice moltissimo: c’è un dolore che non ha bisogno di cornici, perché è già centro della scena.
Un nome che pesa: l’addio è per Furio Focolari
A metà strada tra la riservatezza e il dovere di spiegare, il nome arriva da Ivan Zazzaroni: si tratta di Furio Focolari. Una firma e una voce che hanno attraversato decenni di sport italiano, dai giorni in cui il Paese scopriva e abbracciava il fenomeno Alberto Tomba fino alla lunga stagione ai microfoni di Radio Radio, dove Focolari è stato protagonista del dibattito quotidiano, soprattutto intorno alla Lazio. Stile diretto, passione dichiarata, una romanità riconoscibile che lo ha reso familiare anche a chi non la pensava come lui.

Non è difficile immaginare come si siano incrociate, e spesso scontrate, le strade professionali e umane di due personalità così nette come Zazzaroni e Focolari: televisione, carta, salotti radiofonici, la galassia del giornalismo sportivo che dal campo scivola ai racconti, alle opinioni, alle amicizie complicate.
Il direttore del Corriere dello Sport ha affidato il suo ricordo a una storia Instagram. Eccolo, nella sua interezza: “Ciao, Furio. Ho scelto questa foto perché quei giorni furono veramente pieni e felici e anche vincenti. Del resto con Renica, Vincenzino e Manfredonia… Amavi il calcio e la tua Lazio, e sapevi anche giocare. Ci siamo voluti bene, ci siamo scontrati, insomma un rapporto pieno. Penso a tua moglie, alle tue figlie, il giardino dei sentimenti. Quello l’hai sempre curato. #focolari”
In poche righe c’è un mosaico di riferimenti. Le “giornate piene e vincenti”, i nomi evocati — Renica, “Vincenzino”, Manfredonia — come fotogrammi di una stagione che profuma di campi, trasferte, discussioni senza filtro. C’è la Lazio amata da Focolari, c’è il ricordo concreto del “saper giocare”, a rimarcare una passione vissuta da dentro e non solo raccontata. E poi, soprattutto, c’è l’immagine più intima: il “giardino dei sentimenti”, una formula che restituisce l’idea di cura, di attenzione, di famiglia. Una frase che pesa perché sposta lo sguardo dal personaggio alla persona, e fa capire quanto l’assenza oggi bruci.
In queste ore, il mondo che ruota attorno a Radio Radio e alla comunità biancoceleste si stringe intorno ai familiari e a chi con Focolari ha condiviso microfoni e redazioni. È uno di quei momenti in cui la retorica rischia di allungarsi, ma il testo di Zazzaroni, così com’è, aiuta a restare sul punto: un addio vero, senza sovrastrutture. Il resto — i ricordi, gli aneddoti, le differenze — verrà con il tempo.
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Focolari lascia un vuoto nel racconto quotidiano del calcio romano e non solo. Se dagli anni di Tomba all’attualità radiofonica c’è stata una costante, è quella della presenza: sapeva stare nella discussione, accenderla, spostarla, renderla viva. È probabile che nelle prossime ore arrivino altri messaggi, altri ricordi, magari di colleghi e protagonisti delle piazze che lui ha frequentato. Ma oggi basta questo: la fotografia di un rapporto “pieno”, fatto di affetto e contraddizioni, e il rispetto dovuto alla sfera privata.
In definitiva, l’annuncio sobrio di Zazzaroni non è solo un atto di cronaca personale. È anche il riconoscimento che certe storie, per quanto pubbliche, meritano parole giuste e tempi giusti. E oggi il tempo è quello del silenzio, interrotto appena da un saluto: “Ciao, Furio”.