La polemica su Sinner non si spegne, lo sfogo arriva in diretta all’Olimpico

Non si spegne la polemica legata a Jannik Sinner, lo sfogo arriva direttamente dall’Olimpico. Scopriamo cosa è accaduto più da vicino.

Gli applausi, la platea elegante, il tappeto rosso che attraversa lo Stadio Olimpico per una serata dedicata al padel italiano. Sul palco sfilano sportivi, volti tv, addetti ai lavori. Una di quelle notti in cui la celebrazione prende il posto del confronto. Quasi. Perché a un certo punto, tra una premiazione e un saluto, la platea si accorge che il microfono non sta più solo consegnando riconoscimenti. Sta accendendo un riflettore su un tema che da mesi divide: quando il tennis entra nel dibattito di tutti i giorni, fino a che punto è legittimo giudicare? E chi ha davvero titolo per farlo?

jannik sinner al microfono
La polemica su Sinner non si spegne, lo sfogo arriva in diretta all’Olimpico (ANSA) Uspms.it

Il clima resta cordiale, ma nell’aria si percepisce quella vibrazione tipica dei momenti in cui qualcuno decide di dire la sua senza girarci intorno. La serata degli Italian Padel Awards, fin lì scivolata via tra sorrisi e foto di rito, si ritrova con un tema inatteso sul tavolo.

Polemica su Sinner, le parole di Max Giusti

Il protagonista dello sfogo su Jannik Sinner è Max Giusti. Dal palco dello Stadio Olimpico, durante la serata di gala degli Italian Padel Awards, il conduttore romano prende la parola e difende Jannik Sinner dalle critiche senza senso che lo inseguono da settimane. Parole nette, senza fronzoli: «Sono critiche senza senso, ormai parlano tutti di tennis». Un doppio affondo: contro l’eccesso di giudizi e contro quella sensazione, sempre più diffusa, che intorno a Sinner si commenti tutto, spesso senza competenza.

max giusti in posa
Polemica su Sinner, le parole di Max Giusti (ANSA) Uspms.it

La linea è chiara: separare la discussione legittima dal rumore. Giusti non entra nelle scelte tecniche del numero uno d’Italia né nelle dinamiche di spogliatoio. Sottolinea però un punto che, nel nostro sport, rischia di perdersi: «Non è perché un campione arriva in cima che diventa patrimonio su cui ognuno può scaricare la propria verità». Il riferimento è a quella coda di polemiche che accompagna ogni decisione dell’altoatesino, dal calendario ai forfait, dalla gestione degli impegni alle apparizioni fuori dal campo.

Il contesto aiuta a capire il senso dello sfogo. Sinner è diventato un simbolo: il primo Slam, la scalata ai vertici, la costanza ad altissimo livello. Quando un atleta diventa anche un fenomeno culturale, il dibattito si allarga e spesso si sfilaccia. Nel 2024 e oltre, ogni sua scelta ha prodotto interpretazioni a catena: c’è chi le legge come segnale di maturità, chi come mancanza di “dovere” verso il pubblico.

In mezzo, il lavoro quotidiano di un professionista che deve proteggere il proprio corpo e la propria carriera. Non è un tema nuovo, ma in Italia prende spesso una piega emotiva. La domanda di fondo resta la stessa: quanta libertà ha un campione di scegliere senza sentirsi sotto processo? E quanta responsabilità ha chi commenta, soprattutto quando il confine tra analisi e tifoseria si fa sottile?

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