Oggi ti facciamo vedere come la tua nuova automobile la puoi pagare meno di 4000 euro, le spese restanti le copre lo Stato.
C’è un modo per mettersi al volante di un’auto nuova spendendo meno di 4.000 euro. Non è uno slogan, né una promozione lampo: si tratta dell’effetto combinato di un pacchetto di incentivi pubblici e di sconti applicati in concessionaria che, in questi mesi, stanno ridisegnando il prezzo d’ingresso alla mobilità elettrica.

Il principio è semplice: una parte la metti tu, il resto lo copre lo Stato sotto forma di contributo all’acquisto, anticipato dal rivenditore direttamente in fattura. Ma come spesso accade, sono i dettagli a fare la differenza: requisiti, tempi, disponibilità dei fondi e modello scelto contano più di quanto si immagini.
L’idea di portarsi a casa un’elettrica con una cifra che, fino a poco tempo fa, sembrava sufficiente appena per una citycar usata, sta catalizzando l’attenzione di chi deve cambiare auto e vuole evitare i rincari di carburante e manutenzione. Le regole alla base dell’agevolazione sono chiare, ma non tutte uguali per tutti: pesano la classe di emissioni del veicolo da rottamare, il prezzo di listino dell’auto nuova, il profilo reddituale del nucleo familiare, oltre a eventuali campagne commerciali dei costruttori. In altre parole: sì, si può scendere sotto quota 4.000 euro, ma non in ogni scenario e non per sempre. E proprio questa combinazione di condizioni, insieme alla corsa alle prenotazioni quando i fondi si aprono, sta alimentando una nuova corsa al preventivo.
Chi si sta guardando intorno tra citycar compatte e modelli nati per la città avrà notato una protagonista ricorrente nelle offerte di questi giorni. Una vettura leggera, essenziale e interamente elettrica, pensata per l’uso quotidiano, con costi d’esercizio ridotti e una dotazione di sicurezza allineata al segmento. È qui che il puzzle degli incentivi si incastra alla perfezione, portando il conto finale a una cifra sorprendente per un’auto nuova, targata e pronta da guidare.
Per acquistare la Dacia Spring possono bastare 3900 euro grazie agli ecoincentivi
Il caso emblematico è quello della Dacia Spring, la citycar elettrica che, grazie agli ecoincentivi in vigore e alle campagne commerciali del marchio, può arrivare a costare a partire da 3.900 euro in condizioni specifiche. Il meccanismo è quello previsto dall’Ecobonus: il contributo pubblico si applica in percentuale e/o in importo fisso sul prezzo dell’auto (entro i limiti stabiliti dalla normativa), viene anticipato dal concessionario come sconto in fattura e poi rimborsato dallo Stato. A fare la differenza è la presenza della rottamazione di un veicolo vecchio e inquinante, l’aderenza ai requisiti economici previsti e il tetto di prezzo del modello scelto.

Il risultato è un prezzo d’attacco inedito per una vettura elettrica nuova, che apre la porta a chi vuole abbattere i costi di rifornimento e manutenzione, muoversi nelle Ztl dove consentito e beneficiare di agevolazioni locali su bollo e, in molti casi, sull’IPT. La procedura è gestita direttamente dal punto vendita: il concessionario verifica i requisiti, prenota il contributo sul portale Ecobonus e applica lo sconto in fattura. All’acquirente resta la quota residua, le spese di immatricolazione e gli eventuali optional.
È importante ricordare che gli importi effettivi variano in base allo scenario: senza rottamazione, o fuori dai requisiti economici più favorevoli, la cifra cresce rispetto ai 3.900 euro, pur restando spesso competitiva nel confronto con il termico urbano, soprattutto considerando il costo chilometrico dell’elettrico e la manutenzione ridotta. Allo stesso modo, il prezzo di listino e l’allestimento scelto devono rientrare nei limiti previsti dal programma: un aspetto che la Spring soddisfa per posizionamento e natura di prodotto.
Tra i consigli pratici: muoversi per tempo quando si annuncia l’apertura dei fondi; avere già pronta la documentazione per la rottamazione; richiedere preventivi scritti e completi di tutte le voci, così da confrontare in modo trasparente le offerte; verificare tempi di consegna e disponibilità dell’allestimento desiderato. In alcune aree, ai contributi nazionali possono sommarsi iniziative locali, ulteriormente migliorative, ma spesso con finestre temporali e dotazioni autonome.