Perché recuperare la refurtiva è così difficile? nessuno considera questo errore comune che complica il lavoro delle forze dell’ordine.
Ogni giorno migliaia di cittadini denunciano oggetti rubati sperando che la tecnologia faccia il miracolo. Telecamere ovunque, tracciamenti, piattaforme online dove la refurtiva riappare: il quadro sembra promettente, eppure la restituzione al legittimo proprietario resta l’eccezione. Gli investigatori consultano banche dati, monitorano annunci e mercatini, incrociano indizi digitali e offline; ma spesso manca il tassello che rende riconoscibile un bene tra cento simili.

La sensazione, nel momento della denuncia, è di impotenza: descrizioni generiche, foto mancanti, ricordi sbiaditi. E quando un telefono, un portatile, una bici o un elettrodomestico vengono rintracciati, dimostrare che siano proprio i “nostri” diventa un percorso a ostacoli. La verità è che la maggioranza di noi commette lo stesso errore prima ancora che scatti il furto. Un errore banale, diffusissimo, che fiacca le indagini e vanifica gli sforzi delle forze dell’ordine. Eppure basterebbe una semplice precauzione, alla portata di chiunque, per ribaltare le probabilità.
Recuperare oggetti rubati: l’errore e la soluzione che fanno la differenza
Il punto è semplice: non conserviamo i numeri di serie dei nostri beni. Senza quel codice univoco, per polizia e carabinieri un oggetto è solo una descrizione. Con il numero di serie la storia cambia: i beni hanno una “targa” verificabile, si possono confrontare sequestri e annunci online, si attivano blocchi come l’IMEI dei telefoni e si produce una prova di proprietà difficilmente contestabile.

La soluzione pratica è creare una cartellina – digitale o cartacea – dove archiviare in modo ordinato i codici e le informazioni essenziali. E per gli oggetti di maggior pregio c’è un extra che vale oro: l’uso di un pennarello UV a inchiostro invisibile per marcare punti nascosti, rendendo immediato il riconoscimento con una lampada ultravioletta.
Tutti quelli con valore economico o affettivo: telefoni, computer e tablet, elettrodomestici smart, fotocamere, console, smartwatch, biciclette con telaio numerato, strumenti musicali, attrezzi professionali. Spesso il codice è inciso sul retro, sotto la batteria, nel menu impostazioni o sulla targhetta del telaio. Quanto tempo serve? Bastano 5-10 minuti per iniziare: il resto si aggiunge via via, ogni volta che entra un bene nuovo in casa.
Aprire una cartellina e creare una scheda per ogni bene. Fotografare fronte/retro, targhetta e accessori. Annotare marca, modello, numero di serie, IMEI/seriale, colore, segni particolari e data d’acquisto. Salvare la scheda in cloud e su una chiavetta; stamparne una copia.
Applicare il “trucco extra”: marcare con pennarello UV due punti nascosti e annotare dove. Aggiornare la cartellina quando vendete o acquistate qualcosa. In caso di furto, allegate schede e foto alla denuncia: aiuterete subito le forze dell’ordine a incrociare dati e recuperi. Tenere una copia a casa e una fuori sede per maggiore sicurezza e rapidità operativa.