L’INPS dà i soldi anche alle partite IVA: la notizia che tutti aspettavano

L’INPS dà soldi anche alle partite IVA: ecco cosa cambierà e perché i liberi professionisti possono festeggiare questo traguardo

Per chi lavora con partita IVA, spesso la sensazione è quella di camminare su un filo sottile: pochi paracadute, molte responsabilità e la necessità di far quadrare i conti senza la rete di tutele garantita ai dipendenti. Per questo la notizia che l’INPS erogherà indennità anche per le lavoratrici e i lavoratori autonomi ha il sapore di una svolta attesa da tempo.

Ragazzo al PC, sorridente con cuffie sul collo
L’INPS dà i soldi anche alle partite IVA: la notizia che tutti aspettavano – uspms.it

Un riconoscimento concreto a una platea vasta e variegata – liberi professionisti, collaboratori coordinati e continuativi, consulenti, creativi, tecnici – che anima l’economia del Paese e che, non di rado, deve affrontare passaggi di vita importanti con strumenti più limitati rispetto a chi è assunto in azienda. Ecco di cosa si tratta.

L’INPS dà i soldi anche alle partite IVA: ecco la novità

Il Messaggio INPS del 26 settembre 2025 mette nero su bianco che non solo i dipendenti, ma anche i liberi professionisti e i collaboratori iscritti alla Gestione Separata hanno diritto all’indennità di maternità e paternità. Le condizioni sono precise: occorre essere iscritti alla Gestione Separata, non essere titolari di pensione, né beneficiare di copertura maternità in un’altra gestione. In caso di doppia attività, l’erogazione avviene in base alla posizione prevalente.

Ragazzo con bambino leggono libro sdraiati a terra
L’INPS dà i soldi anche alle partite IVA: ecco la novità – uspms.it

È richiesto almeno un mese di contributi versati nei dodici mesi precedenti l’inizio dell’astensione. Per i co.co.co. vale il principio di automaticità delle prestazioni: l’indennità spetta anche se il committente è in ritardo coi versamenti. Per i professionisti, invece, la regolarità contributiva è decisiva. La maternità standard copre cinque mesi complessivi più il giorno del parto, con la nota finestra due mesi prima e tre dopo, ma la normativa consente opzioni flessibili, inclusa la possibilità di lavorare mentre si percepisce l’indennità.

In presenza di complicanze o di contesti lavorativi a rischio, ASL e Ispettorato possono disporre interdizioni anticipate o prolungate, fino a sette mesi post-partum. Per i redditi bassi è previsto un rafforzamento: se l’anno precedente non si supera la soglia rivalutata (9.456,53 euro per il 2025), si possono ottenere tre mesi aggiuntivi. Capitolo padri: il congedo è riconosciuto in casi specifici – decesso della madre, grave infermità, abbandono o affido esclusivo – con analoghe possibilità di estensione in base al reddito.

È ammessa la fruizione interamente post-partum o con un solo mese prima della nascita, da dichiarare nella domanda online senza necessità di certificazioni mediche ulteriori. L’indennità economica corrisponde all’80% di un trecentosessantacinquesimo del reddito annuo accreditato alla Gestione Separata, pagata dall’INPS tramite bonifico o libretto postale. La domanda è telematica con SPID, CIE o CNS; il certificato di gravidanza va inviato dal ginecologo e, entro 30 giorni dal parto, va comunicata la data effettiva. Il diritto decade se la domanda non arriva entro un anno dalla fine del periodo indennizzabile.

Per il mondo delle partite IVA, significa poter attraversare la nascita di un figlio senza vedere evaporare in un attimo mesi di reddito con la possibilità di continuare l’attività, se si sta bene e lo si desidera, è un elemento essenziale in un’economia fatta di incarichi, progetti e scadenze che non si fermano dall’oggi al domani. È anche un segnale culturale: si riconosce che la tutela della maternità e della paternità non è un privilegio di chi ha un badge da timbrare, ma un diritto sociale che tiene insieme lavoro e vita.

Resta sempre aggiornato sulle ultime novità.
Gestione cookie