Fare attività fisica è un presidio importante di salute: ecco i due sport per prevenire il cancro secondo l’oncologo.
Seguire un’alimentazione varia ed equilibrata e praticare regolarmente attività fisica sono due presidi importanti di salute e longevità. Quanto all’esercizio fisico, un oncologo ha rotto il silenzio: ci sono due sport, semplici e insospettabili, che praticati con costanza possono aiutare a ridurre il rischio di cancro.

Non sono sport pesanti e faticosi, anzi non richiedono attrezzature complicate né imprese estreme: basta inserirli nella routine, con metodo e la giusta intensità, e tutti possono praticarli per diminuire le probabilità di ammalarsi di cancro.
I due sport che prevengono il cancro
Smettiamola di girarci attorno: la sedentarietà non è solo pigrizia, è un rischio concreto. Ti riconosci? Giornate intere in ufficio, stress alle stelle, buoni propositi che naufragano già al mercoledì. E poi il dubbio che paralizza: “Qual è lo sport giusto per me? Meglio correre, fare yoga, fare pesi, HIIT?”

In questa giungla di consigli, la domanda che conta è un’altra: quale abitudine semplice, sostenibile e facilmente ripetibile può davvero incidere sulla tua salute — e in particolare sul rischio di malattie serie come il cancro? Il fatto noto è chiaro: l’attività fisica regolare è associata a un rischio più basso di diversi tumori, in particolare del colon, della mammella e dell’endometrio.
Questo non significa “scudo totale” — nessuno sport garantisce la prevenzione al 100% — ma la letteratura è robusta: muoversi aiuta. L’Organizzazione Mondiale della Sanità e l’American Cancer Society consigliano di puntare ad almeno 150–300 minuti a settimana di attività aerobica moderata e ad almeno due sedute di rafforzamento muscolare. Non è teoria astratta: è la base su cui costruire una routine che protegga oggi e domani.
Come si presenta il problema, nella vita reale? Spesso con segnali silenziosi. Un po’ di peso viscerale che aumenta, fiato corto per una rampa di scale, sonno agitato, livelli di stress che non scendono mai. E, intanto, il corpo cambia: con il passare degli anni perdiamo fisiologicamente massa muscolare e forza, un fenomeno che si chiama sarcopenia e che accelera se restiamo fermi.
Questa combinazione — poco movimento, più grasso addominale, meno muscoli — alimenta uno stato di infiammazione cronica di basso grado, sballa la sensibilità all’insulina e altera il profilo ormonale, tre elementi che gli esperti collegano a un aumento del rischio di tumori.
Oncologi e ricercatori ricordano da anni come il movimento aiuti ad abbassare le citochine infiammatorie, a rendere più scattanti linfociti e cellule natural killer, a modulare insulina ed estrogeni, e a potenziare gli enzimi antiossidanti che proteggono il DNA dai danni ossidativi. Non sono parole magiche: sono meccanismi concreti, osservati e misurati.
Rinviare ha un costo. Non parlo solo di estetica. Lasciare che la sedentarietà si radichi significa aumentare il rischio di accumulo di grasso addominale e di resistenza insulinica, alimentare quell’infiammazione che mina la salute a lungo termine, perdere muscolo e densità ossea con ricadute sulla postura e sulle articolazioni. Sul piano pratico, vuol dire più stanchezza, più infortuni per banali movimenti, minore autonomia nel tempo, e — sì — più esami, visite, spese.
Ogni settimana che passa senza una strategia è un treno perso. Perché non invertire la rotta adesso, con due mosse chiare? L’oncologo lo ha detto senza giri di parole: qualsiasi cardio fa bene, ma la camminata veloce vince per accessibilità e gentilezza sulle articolazioni. Se correre ti infiamma le ginocchia, camminare a passo sostenuto ti dà gli stessi benefici cardiovascolari, migliora la circolazione, rafforza il cuore, e funziona come antistress naturale grazie a respiro e ossigenazione più profondi.
La regola d’oro è semplice: cammina a un ritmo che ti fa accelerare il respiro ma ti permette di parlare a frasi complete. Comincia con 20–30 minuti e sali progressivamente fino a raggiungere i famosi 150–300 minuti settimanali. Se puoi, inserisci tratti in leggera salita o qualche scalinata: aumenti lo sforzo senza traumatizzare le articolazioni.

In parallelo, dai spazio all’allenamento della forza. Con l’età, è indispensabile. Mantenere e costruire massa muscolare protegge le ossa, sostiene le articolazioni, migliora la postura, alza il metabolismo a riposo e aiuta a tenere sotto controllo il peso, con effetti a cascata su ormoni e infiammazione.
Non serve sollevare carichi impossibili né vivere in palestra: due o tre sedute a settimana, anche di 20–30 minuti, focalizzate su movimenti multiarticolari — squat assistiti, spinte, trazioni con elastici, ponti per i glutei, rematori — sono sufficienti per iniziare. L’obiettivo è la progressione: qualche ripetizione in più, un elastico più resistente, un manubrio leggermente più pesante. La qualità del movimento batte la quantità: cura la tecnica, respira, rispetta i recuperi.
Se hai patologie o dolori, senti un fisioterapista o un trainer qualificato: personalizzare è un investimento che ti evita guai.