Hai presente quel mal di testa che ti rovina il volo? Ecco perché bisogna fare attenzione in volo se ti capita spesso, anche se molti lo sottovalutano.
Diciamolo chiaro: il mal di testa in aereo non è “una cosa da niente”. Se ti è capitato di stringere i denti tra sedile e vassoletto, con quell’impulso che pulsa dietro l’occhio come un chiodo, sai di cosa parlo. E se ti dicessi che c’è un attimo specifico in cui peggiora, e che ignorarlo può essere un errore? Quante volte ci diciamo “passa da solo” quando il corpo sta cercando di dirci tutt’altro?

Il punto è semplice: volare cambia tutto. L’aria è secca, il rumore è costante, dormiamo male, beviamo poco, magari abbiamo saltato il caffè e la nostra agenda parla solo di tempi stretti. Il risultato? Una combinazione perfetta per scatenare un dolore che molti liquidano come “mal di testa da viaggio”. Ma c’è di più. Gli esperti confermano che non tutti i mal di testa in quota sono uguali: alcuni sono tensioni banali, altri sono vere “frecce” che colpiscono l’area fronto-orbitaria, spesso unilaterale, con lacrimazione, naso che cola e dolore intenso che può durare da pochi minuti a mezz’ora. Io l’ho provato la prima volta tornando da un volo breve: una fitta improvvisa sulla fronte destra, occhio che bruciava, zero concentrazione. Ho pensato fosse stress. Poi è capitato ancora. Ed è lì che ho capito che c’era un pattern.
Secondo gli specialisti (Humanitas e Fondazione Veronesi ne parlano apertamente), c’è una forma precisa di cefalea legata al volo: gli anglosassoni la chiamano “aeroheadache”, da noi la trovi come aerocefalea. Non ha nulla di “psicologico”: è un fenomeno fisico che ha a che fare con pressioni e cavità paranasali, ed è più probabile se hai raffreddore, riniti, allergie o una sinusite recente che restringe i passaggi d’aria. Non è questione di “sopportare”, ma di capire cosa succede e agire di conseguenza.
Il vero colpevole del mal di testa in aereo: l’atterraggio
Eccoci al punto: la fase critica è proprio l’atterraggio. Gli esperti di Humanitas sottolineano che la discesa è il momento in cui le variazioni di pressione diventano più rapide. Se le vie che collegano i seni paranasali al naso sono anche solo parzialmente occluse (raffreddore, rinite allergica, deviazione del setto, mucosa gonfia), l’aria non riesce a equalizzare bene. Quel gradiente di pressione interno si traduce in dolore acuto, localizzato soprattutto in fronte e attorno a un occhio. È per questo che a molti sembra un “colpo di pugnale” proprio quando le ruote toccano terra o pochi minuti prima.

La Fondazione Veronesi ricorda che in cabina la pressurizzazione riduce ma non annulla i cambi di quota: se ci aggiungi disidratazione, astinenza da caffeina o tensione muscolare, la soglia del dolore si abbassa. Ma il meccanismo principale dell’aerocefalea resta la mancata equalizzazione: non è un semplice mal di testa “da stress”. Per riconoscerla, fai caso al timing: dolore improvviso, trafittivo, fronto-orbitario, spesso sullo stesso lato, che compare durante la discesa e cede dopo l’atterraggio. Se succede spesso, non è sfortuna: è un campanello d’allarme che puoi gestire.
La bella notizia? Si può intervenire in modo mirato. La primissima mossa è curare la “porta d’ingresso”: il naso. Se soffri di riniti o allergie, trattarle prima di volare è già metà partita vinta. Nelle 24-48 ore precedenti, irrigazioni nasali saline aiutano a liberare le mucose. Gli specialisti consigliano, quando serve e su indicazione medica, un decongestionante nasale a breve durata usato correttamente: il timing è cruciale, in genere 30-60 minuti prima della discesa (controlla gli orari del volo e chiedi al personale quando inizia l’approach).
In alcuni casi, assumere un analgesico semplice (come un anti-infiammatorio non steroideo se lo tolleri) prima dell’atterraggio può ridurre l’intensità del dolore. Se sei preda del mal di testa quando salti il caffè, evita l’astinenza da caffeina nel giorno del volo. E ricorda l’ABC che tutti dimenticano: idratazione costante, niente alcol pre-volo, pasti leggeri, movimento periodico per sciogliere la tensione cervicale.