Masterchef, piatti da sogno: ma cosa succede agli avanzi? Che fine fanno i prodotti alimentari

Che fine fanno gli avanzi dei piatti preparati a Masterchef? Questa è una curiosità più che lecita, ed ecco dove vanno a finire i prodotti alimentari del famoso show di cucina.

Da quattordici edizioni Masterchef Italia è il laboratorio televisivo in cui la passione per la cucina incontra la spettacolarizzazione del talento. Tra Mistery Box, ospiti d’eccezione come Iginio Massari e prove in esterna, il cooking show è diventato un fenomeno di costume. Il pubblico segue i concorrenti, commenta le scelte dei giudici e si appassiona alle storie personali; ma, quando si parla di programmi food, la curiosità non si esaurisce con il verdetto del piatto migliore.

Giudici Masterchef
Masterchef, piatti da sogno: ma cosa succede agli avanzi? Che fine fanno i prodotti alimentari (ansafoto) – uspms.it

Sempre più spettatori si chiedono che fine faccia quel ben di Dio che vedono sfilare in dispensa e sui banchi di lavoro: gli avanzi, gli ingredienti non utilizzati, i prodotti freschi che non entrano nelle ricette. In un’epoca in cui la lotta agli sprechi è tema sensibile, la domanda è semplice e legittima: dove va a finire tutto quel cibo?

Che fine fanno gli avanzi di Masterchef?

La risposta, per Masterchef, è strutturata e sistemica. Dal 2013 la produzione collabora con Last Minute Market, realtà bolognese nata come iniziativa sociale e specializzata nel recupero di eccedenze alimentari. Dopo ogni registrazione, indipendentemente dal tipo di prova o dal luogo — che sia lo studio o una esterna — il cibo idoneo viene selezionato, catalogato e messo in sicurezza dalla squadra interna che gestisce gli approvvigionamenti lungo le 24 puntate.

Concorrenti Masterchef
Che fine fanno gli avanzi di Masterchef? (Instagram @masterchef_it) – uspms.it

La priorità va ai prodotti freschi a rischio deperibilità, ma nelle cassette di recupero finiscono anche latticini, uova, verdure e carni, conservati in appositi contenitori isotermici per caldo e freddo. Attraverso questa filiera le eccedenze raggiungono associazioni del territorio, tra cui l’Opera Cardinal Ferrari di Milano, che grazie a Last Minute Market riceve alimenti per la propria mensa sociale.

I numeri raccontano l’impatto: in undici stagioni su tredici sono state salvate 51 tonnellate di cibo, 3,6 nella sola tredicesima edizione. Accanto al capitolo “sprechi”, la produzione ha imboccato la via della sostenibilità anche su altri fronti: l’eliminazione delle stoviglie monouso in plastica, l’introduzione di sfide a consumo energetico ridotto — come la prova con soli 15 minuti di corrente — e l’adozione di procedure di controllo tracciabili hanno portato al conseguimento della certificazione Food Waste Management System rilasciata da Bureau Veritas.

Questa organizzazione non è un dettaglio, ma una logistica rodata che coinvolge set, magazzino, fornitori e partner del terzo settore. Significa pianificare gli ordini per evitare surplus e, quando le quantità sono abbondanti, predisporre un flusso rapido di ritiro, stoccaggio e donazione che mantenga la catena del freddo. Significa anche raccontare che la creatività culinaria può convivere con un’etica del riuso, e che quello spettacolo di profumi e colori non si spegne con le luci dello studio.

Le immagini sullo schermo mostrano piatti da sogno; dietro le quinte, la produzione lavora perché quel sogno non si trasformi in spreco, ma in risorsa per chi ha bisogno, facendo di Masterchef non solo un format di successo, ma un caso di responsabilità nel mondo del food televisivo.

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