Naspi: adesso si può avere anche dopo i 68 giorni, i documenti per non perderla

La NASpI non è sempre persa allo scadere dei famosi 68 giorni. In alcuni casi precisi il timer si ferma o riparte più tardi. E con i documenti giusti puoi ancora incassarla senza drammi economici. Ecco come funziona.

Diciamolo senza giri di parole: perdere la NASpI per una scadenza sfuggita è un incubo. Calendari confusi, motivazioni del licenziamento poco chiare, malattie che si sovrappongono alla fine del contratto… ed ecco che il termine dei 68 giorni sembra una ghigliottina.

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Naspi: adesso si può avere anche dopo i 68 giorni, i documenti per non perderla – uspms.it

Ma sei proprio sicuro che il tuo contatore non debba essere messo in pausa? La domanda giusta è: stai davvero prendendo in considerazione tutti gli eventi che, secondo INPS, ti allungano il tempo utile? Ecco come funziona davvero e i documenti per non perderla.

I documenti per non perdere la Naspi

La regola generale dice che hai 68 giorni dalla cessazione del rapporto per presentare la domanda di NASpI. Ma, e qui arriva la buona notizia, ci sono situazioni in cui quella finestra si dilata legalmente. Il problema di base nasce quando non riconosci subito l’evento che “sospende” o “sposta” il termine: e così, mentre ti organizzi, i giorni scorrono. Tipico esempio?

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I documenti per non perdere la Naspi – uspms.it

Contratto che finisce, parte una malattia certificata, ti concentri a guarire, poi scopri che il conteggio non è lineare. Oppure vieni licenziato per giusta causa, ti prendi qualche giorno per capire come muoverti, e non sai che la decorrenza del termine parte più avanti. Ma,così come chiarito dal portale INPS e dalle relative istruzioni: ci sono eventi che fanno “stop” o “reset” al conteggio dei 68 giorni. Se sei in congedo di maternità obbligatoria, il termine si interrompe e ricomincia alla fine dei 5 mesi. Se insorgono malattia o infortunio indennizzabili INPS entro i 68 giorni dalla fine del lavoro, il timer è prorogato per tutta la durata dell’evento.

Se la malattia o l’infortunio sono iniziati mentre lavoravi e continuano oltre la cessazione, i 68 giorni partono solo quando finisce l’indennizzo. Se hai ricevuto un’indennità di mancato preavviso, i 68 giorni cominciano alla fine di quell’indennità. E se sei stato licenziato per giusta causa, la decorrenza del termine parte dal 31° giorno successivo alla cessazione. In tutte queste situazioni, il messaggio è semplice: il termine si sospende o si sposta in base all’evento. Risultato? Hai più tempo per presentare la domanda senza perdere il diritto.

Per gestire bene la pratica, la chiave è dimostrare in modo ordinato ciò che ti spetta. Serve dimostrare l’evento che “stoppa” il calendario e collegarlo alla cessazione del rapporto. Non si tratta di produrre montagne di carte, ma di avere pronte le evidenze giuste. Nella pratica, l’INPS si aspetta che tu inserisca in domanda, o comunque renda disponibili, i riferimenti agli eventi che cambiano le scadenze. E qui molti cascano: raccontano il fatto a voce, ma non allegano o non citano i documenti corretti.

In genere bastano poche cose ma precise. Ti servono l’accesso digitale per la presentazione (meglio SPID, va bene anche CIE o CNS) e l’IBAN intestato o cointestato per l’accredito. Devi avere a portata di mano la lettera di licenziamento o il documento che attesta la cessazione e la motivazione (utile per distinguere la giusta causa). Se c’è stata indennità di mancato preavviso, procurati il prospetto o la comunicazione del datore che ne indica l’importo e il periodo coperto. Per i periodi di malattia servono i certificati telematici registrati su INPS con i relativi numeri di protocollo, mentre per infortunio vale la documentazione INAIL/INPS di indennizzabilità.

Per il congedo di maternità obbligatoria, l’INPS ha già le comunicazioni, ma avere ricevute e date del periodo aiuta a far quadrare il calendario. Facoltativi ma utili, in caso di dubbi: ultime buste paga e Certificazione Unica, per allineare dati anagrafici e contributivi. Se presenti tramite patronato, consegna tutto: velocizzano il controllo e riducono gli incagli.

Attenzione a un dettaglio che molti sottovalutano: la domanda NASpI si presenta online sul sito INPS oppure tramite patronato. Non aspettare che “qualcuno ti chiami”: l’iniziativa è tua. E ricordati che, fuori dai casi di sospensione/proroga, il termine resta tassativo a 68 giorni dalla cessazione.

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