Oggi parliamo di un argomento delicato, non è una truffa ma una vera e propria estorsione in cui cascano i giovanissimi e alcuni si sono suicidati.
Non chiamatela “truffa”: è estorsione, pura e semplice. Un reato violento che sfrutta l’intimità e la vulnerabilità dei più giovani, portandoli in una gabbia di paura da cui molti non vedono via d’uscita.

Dall’inizio del 2021, secondo esperti di cybercrime e indagini giornalistiche internazionali, i casi di estorsione sessuale online ai danni di adolescenti sono esplosi e in più paesi si sono registrati decine di suicidi correlati. Gli autori mirano soprattutto a ragazzi minorenni, usano i social più popolari, costruiscono fiducia in poche ore e poi stringono la morsa del ricatto. Non è un inganno “furbo”: è una minaccia, una coercizione, un crimine che lascia cicatrici profonde e, troppo spesso, irreparabili.
Nel gergo della rete si parla di “sextortion”: adescamento, scambio di messaggi o immagini intime, e ricatto economico con la promessa — o meglio la minaccia — di diffondere quel materiale a familiari e amici. Dietro gli schermi ci sono organizzazioni e singoli che hanno reso questa pratica un lavoro a tempo pieno, vantandosi apertamente dei profitti e ostentando ricchezze.
In un’inchiesta della CBC canadese, un presunto estorsore noto come “John” ha spiegato che l’aggancio avviene spesso partendo da Facebook o Instagram, individuando i profili dei follower di celebrità e aggiungendoli in massa per sembrare credibili. È un ecosistema che non si limita a colpire: condivide metodi, copioni e perfino app per “pressare” le vittime, in canali chiusi su WhatsApp e Telegram.
Che cos’è la sextortion e come opera online
Il meccanismo è tanto semplice quanto spietato. Un profilo che si finge coetaneo contatta il ragazzo su una piattaforma popolare. La conversazione diventa rapidamente ammiccante, poi esplicitamente sessuale. Una richiesta di foto intime segue l’altra, fino al “gancio”: una volta ottenuto almeno uno scatto, il tono cambia.

Scatta il ricatto, con minacce di inviare quelle immagini a genitori, compagni di classe, insegnanti. Per farsi pagare, gli estorsori chiedono spesso carte regalo o metodi difficili da tracciare; se la vittima paga, non è detto che la pressione cessi. Anzi: spesso la cifra “non funziona” e la richiesta raddoppia. L’obiettivo è schiacciare psicologicamente chi sta dall’altra parte, intrappolandolo nel panico.
Colpire molti e sembrare “reali” è parte integrante della strategia. Gli account falsi si agganciano a intere comunità online di licei e squadre sportive, così che un adolescente, vedendo decine di contatti in comune, abbassi la guardia. In un test condotto da giornalisti con profili fittizi di minorenni, sono bastate 24 ore per ricevere più sollecitazioni a condividere immagini intime. I dati di un centro per la protezione dei minori suggeriscono che circa l’85% delle vittime sono ragazzi, un dato che smentisce lo stereotipo secondo cui a rischiare di più sarebbero le ragazze.
Dietro le statistiche ci sono storie che non si dimenticano. Ryan Cleland ha raccontato la vicenda del figlio dodicenne, contattato da qualcuno che si fingeva una coetanea. Nel giro di poche ore, il ragazzino è stato convinto a inviare immagini di nudo. Poi, la richiesta di denaro tramite gift card. Ne ha comprata una; dall’altra parte hanno sostenuto che non fosse valida. Meno di dodici ore dopo il primo messaggio, quel bambino si è tolto la vita. La somma richiesta? Talmente bassa da non bastare per un videogioco. “Sapeva cosa sarebbe stato giusto fare”, ha detto il padre, “ma la paura l’ha travolto”.
Gli esperti accusano da tempo le piattaforme di non aver introdotto tutele più incisive per gli under 18: dalla verifica dell’identità all’oscuramento automatico delle liste amici dei minorenni, fino a filtri che impediscano l’invio e la ricezione di immagini di nudo da account adolescenti. “I social guadagnano sui numeri degli utenti attivi, non hanno grandi incentivi a bloccare la creazione di account falsi”, denuncia un analista. Da parte sua, Meta, proprietaria di Instagram e WhatsApp, respinge le critiche: sostiene di rimuovere milioni di profili per violazioni e di avere impostazioni predefinite più restrittive per i giovani utenti.