Non si potrà più fare nel 2026: decadrà subito la NASPI altrimenti

Decadrà subito la NASPI se lo fai, non potrai più agire in questo modo a partire dal 2026. Cambia tutto nel mondo del lavoro in Italia, scopriamo insieme di cosa si tratta.

Un gesto apparentemente innocuo, che in passato molti percettori di sussidi hanno liquidato come “una semplice scelta personale”, nel 2026 potrebbe trasformarsi in un vero spartiacque. La cornice è quella delle politiche attive del lavoro e della stretta promessa dal Governo sulla platea di chi riceve l’indennità di disoccupazione NASpI.

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Non si potrà più fare nel 2026: decadrà subito la NASPI altrimenti (uspms.it)

Le nuove regole – annunciate in via politica e attese nei provvedimenti attuativi – mirano a ridurre le ambiguità, rendere più rapidi i controlli e legare in modo stringente il sussidio a un percorso effettivo di ricollocazione. C’è un punto, in particolare, che sta facendo discutere e che riguarda un “no” detto nel momento sbagliato.

A partire dal 2026, infatti, non si potrà più fare quello che fino a ieri molti ritenevano praticabile senza conseguenze immediate. Il sistema, incrociando convocazioni dei Centri per l’impiego, offerte delle agenzie accreditate e tracciabilità delle candidature, verrà reso più reattivo e, soprattutto, meno tollerante. Una stretta che punta a distinguere meglio chi cerca davvero una nuova occupazione da chi, al contrario, si limita ad attendere l’assegno mensile. Nei corridoi della pubblica amministrazione si parla già di “tempi più rapidi” nell’accertare le condotte non conformi e di “sanzioni chiare, tempestive, facilmente verificabili”.

Il messaggio che filtra è semplice ma destinato a cambiare le abitudini di molti: non ci saranno più zone grigie. Chi percepisce NASpI dovrà tenere un comportamento attivo, partecipare a colloqui, accettare percorsi formativi e, soprattutto, prestare la massima attenzione quando arriva un’offerta ritenuta appropriata. Perché proprio lì, nella risposta a quell’offerta, si gioca la partita decisiva. E non sarà più possibile rinviare, tergiversare o evitare di pronunciarsi sperando di non essere tracciati dai sistemi informativi.

Cosa accade nel 2026: rifiuti un lavoro, addio NASpI

Il nodo è questo: dal 2026 chi rifiuta un’offerta di lavoro “congrua” rischia la decadenza immediata dalla NASpI. Non più un percorso di richiami progressivi, ma il taglio netto del sussidio se la proposta soddisfa i requisiti fissati dalle norme e dal patto di servizio sottoscritto con il Centro per l’impiego. In altre parole, se arriva un’offerta coerente con il profilo professionale, con condizioni economiche in linea con i contratti collettivi e una sede compatibile per tempi e distanza, il no può costare l’intero assegno.

uomo con mani in testa
Cosa accade nel 2026: rifiuti un lavoro, addio NASpI (uspms.it)

Cosa significa “congrua” in concreto? I parametri richiamati nei documenti tecnici includono coerenza tra mansioni richieste e competenze dichiarate o maturate, anche tramite corsi finanziati mentre si percepisce la NASpI; retribuzione e inquadramento conformi ai CCNL di settore, senza peggioramenti ingiustificati rispetto agli standard; tempi di percorrenza e distanza ragionevoli dalla residenza, valutati in rapporto alla mobilità disponibile e all’orario; tipologia contrattuale che garantisca effettiva occupabilità, anche se non necessariamente identica al lavoro precedente.

Se questi elementi ci sono, il rifiuto comporta la decadenza. Le eccezioni restano circoscritte: motivi di salute documentati, comprovati carichi di cura non conciliabili nell’immediato, o l’evidenza che l’offerta non sia affatto congrua. Ma la prova, avvertono i tecnici, andrà fornita in modo puntuale e tempestivo, perché il principio guida sarà “prima si verifica, prima si decide”.

Molto ruoterà attorno al patto di servizio personalizzato che ogni beneficiario firma: quell’impegno fisserà obiettivi, tempistiche, disponibilità a colloqui e corsi. Saltare appuntamenti, non presentarsi ai selezionatori o non aggiornare il proprio profilo potrà essere letto come rifiuto implicito, con gli stessi effetti del no esplicito. In questo quadro, seguire le convocazioni, rispondere alle comunicazioni entro i termini e motivare per iscritto eventuali impedimenti diventa fondamentale per non perdere tutto.

Per i datori di lavoro, l’inasprimento promette selezioni più rapide e meno rinvii; per i disoccupati, impone una pianificazione attiva della ricerca, con CV aggiornato, disponibilità ampia e dialogo costante con il Centro per l’impiego. Chi teme un’offerta non congrua potrà chiedere una verifica formale: ad esempio quando la paga proposta non rispetta i minimi tabellari, quando la sede comporta trasferte irragionevoli rispetto al profilo, o quando la mansione è del tutto estranea al percorso professionale senza adeguata formazione a carico dell’azienda.

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