Con la nuova pace contributiva è sufficiente inviare questi documenti per anticipare la pensione. Ecco entro quando è possibile farlo.
Tanti lavoratori che ambiscono alla pensione, possono andarci in maniera anticipata con la nuova pace contributiva. Chi vuole far sorridere il proprio futuro conto pensione, infatti, con la pace contributiva può recuperare fino a cinque anni di buchi nei versamenti.

In questo modo sarà possibile anticipare l’uscita dal lavoro, ma c’è una scadenza secca da rispettare. La prima cosa da fare è capire se rientri nel contributivo puro e poi inviare i documenti giusti. Ecco come fare ed entro quando farlo.
Come funziona la nuova pace contributiva
La pace contributiva permette a chi è nel sistema contributivo puro (cioè senza alcun contributo prima del 1° gennaio 1996, inclusi quelli esteri, figurativi e nelle casse professionali) di riscattare fino a cinque anni di periodi senza versamenti. Non è il riscatto della laurea: è un’altra cosa, pensata per riempire i buchi reali di carriera.
Il risultato è duplice e molto concreto: puoi anticipare la pensione perché aggiungi anni utili e puoi aumentare l’importo dell’assegno, perché cresce la base di calcolo contributiva. Basta inviare questi documenti: la procedura si fa online, dal servizio INPS dedicato al riscatto dei periodi non coperti da contribuzione, con SPID/CIE/CNS. In alternativa, si passa dal Contact Center INPS o da un patronato. Servono i fondamentali: un documento d’identità e il codice fiscale, l’estratto conto contributivo aggiornato, l’elenco preciso dei periodi da riscattare dal 1996 in poi che non risultano coperti, e la dichiarazione sostitutiva (autocertificazione) che attesta l’assenza di contribuzione per quei periodi.

Se hai lavorato all’estero o sei passato da una cassa professionale, è utile allegare eventuali attestazioni o certificazioni per evitare sovrapposizioni. Se richiedi la rateizzazione o l’addebito, prepara l’IBAN. Se presenta la domanda un familiare avente diritto, serviranno delega e documenti di entrambe le parti. L’elenco aggiornato e puntuale dei requisiti e degli allegati è sempre indicato nel servizio online INPS: controllarlo prima di inviare tutto è la mossa anti-rimbalzo.
Capire il costo è meno complicato di quanto sembri. La logica è lineare e trasparente: reddito/retribuzione degli ultimi 12 mesi x aliquota IVS della tua gestione x anni da riscattare. Per un dipendente con 35.000 euro e aliquota del 33%, la spesa è di circa 11.550 euro per ogni anno. Coprendo cinque anni si arriva a 57.750 euro, importo che si può diluire fino a 120 rate mensili senza interessi. La buona notizia fiscale? L’onere è deducibile dal reddito ai fini IRPEF, riducendo l’impatto effettivo. Tradotto: si può progettare la spesa in modo sostenibile, senza mettere a dieta drastica il conto corrente.
Perché tutto questo è una vera “ultima chiamata”? Perché anticipare l’uscita fino a cinque anni e potenziare l’assegno mensile non è un vezzo, è qualità di vita post-lavorativa. Ogni mese perso prima della scadenza può pesare due volte: salta la possibilità di costruire anzianità e si riduce l’effetto cumulato sull’importo finale. E se la misura non fosse prorogata, la perdita sarebbe definitiva. Passiamo alla soluzione pratica. Primo: verifica oggi stesso la tua posizione contributiva e marca i periodi scoperti. Secondo: valuta la convenienza con un patronato o un consulente, anche usando i simulatori INPS: ti diranno quanto puoi anticipare e quanto potrebbe salire la pensione.
Terzo: prepara i documenti e invia la domanda telematica con qualche mese di anticipo, così da gestire eventuali integrazioni senza ansie. Quarto: pianifica il pagamento scegliendo tra unica soluzione o rate fino a 120 mesi. Se non rientri nella pace contributiva, esplora alternative ufficiali come il riscatto laurea (strumento diverso, con proprie regole), i versamenti volontari o il cumulo gratuito dei periodi in gestioni diverse: non sono scappatoie, sono tasselli di una pianificazione previdenziale sensata, da confermare sempre sulle pagine INPS.
In sintesi, la rotta è chiara: controlla i buchi, fai i conti, presenta la domanda e blocca il vantaggio finché esiste. Il tempo corre più veloce dei contributi mancanti.