Pensione a 61 anni con 36 di contributi: il caso che crea un precedente

Esiste un varco per salutare l’ufficio prima dei 67 anni! Ecco il caso della pensione a 61 anni con 36 anni di contributi.

Diciamolo chiaro: la pensione non è più un binario unico. Se hai percorsi contributivi a zig-zag, periodi di malattia o NASpI, anni in lavori gravosi e magari un’invalidità parziale, ti sarai sentito dire mille volte che “non basta”.

foglio pensione, calcolatrice, occhiali, salvadanaio
Pensione a 61 anni con 36 di contributi: il caso che crea un precedente – uspms.it

Ma una recente decisione che riconosce la pensione a 61 anni con 36 anni di contributi, facendo valere anche i contributi figurativi, cambia la musica. La domanda giusta è: stai trascurando una scorciatoia che potresti già percorrere? Ecco il caso che crea un precedente.

Il caso della pensione a 61 anni con 36 di contributi

Il caso che ha acceso i riflettori ruota attorno a un mix preciso: lavoro precoce (almeno 12 mesi prima dei 19 anni), attività gravose svolte in modo continuativo (almeno sette anni negli ultimi dieci), invalidità parziale riconosciuta e una ricostruzione contributiva che include i periodi figurativi. Un mosaico che, messo insieme correttamente, ha portato al via libera per l’uscita a 61 anni.

salvadanaio e scrivere su foglio
Il caso della pensione a 61 anni con 36 di contributi – uspms.it

Non è magia, è giurisprudenza e una lettura più ampia delle regole, in scia a orientamenti di Corte di Cassazione e indirizzi INPS sulle pensioni anticipate. Il problema, però, è capire se questo schema parla anche a te. Di solito si presenta così: anni di lavori fisicamente o mentalmente pesanti, poi uno stop per malattia o disoccupazione, il rientro a singhiozzo e un fascicolo contributivo che sembra un puzzle.

Ti dicono che non bastano i contributi “puri”, che i figurativi non contano, che l’invalidità non è “abbastanza”, che i gravosi non sono “abbastanza gravosi”. E tu rinunci. Ecco perché questo precedente conta: perché conferma che, in presenza di determinati requisiti, i contributi figurativi possono entrare nel conteggio utile, e che il peso di lavori usuranti e salute non piena va riconosciuto, se documentato.

La strada non è “premi un tasto e vai in pensione”, ma è sorprendentemente concreta. Se ti riconosci nel profilo — 61 anni, 36 anni di contributi anche figurativi, lavori gravosi, invalidità parziale, almeno 12 mesi di lavoro prima dei 19 — la prima mossa è verificare, con un estratto conto contributivo aggiornato, che tutti i periodi siano registrati. I consulenti dei patronati/CAF sono preziosi proprio qui: controllano l’accredito dei contributi figurativi (malattia, infortuni, NASpI), correggono eventuali errori e avviano le richieste di sistemazione.

Serve poi la certificazione del lavoro precoce: senza quel tassello, il quadro non regge. Per i lavori gravosi, non basta una dichiarazione generica: occorrono attestazioni del datore di lavoro che dimostrino la mansione rientrante tra quelle riconosciute e la durata richiesta. Sul fronte invalidità, è fondamentale una documentazione medica aggiornata e coerente con la definizione previdenziale, perché non tutte le invalidità hanno lo stesso peso ai fini pensionistici. Se ci sono malattie professionali o condizioni di rischio documentate, vanno incluse: raccontano al decisore perché quel percorso merita l’anticipo.

Secondo le più recenti interpretazioni giurisprudenziali e le indicazioni rese operative dall’INPS, questa combinazione di requisiti può spalancare l’uscita a 61 anni, proprio grazie alla integrazione dei figurativi nel conteggio e al riconoscimento del doppio “aggravante” di gravosità e invalidità. La portata è importante: non è un regalo, ma un precedente che altri possono invocare con basi solide.

Naturalmente, l’applicazione su larga scala dipenderà da come evolveranno le prossime circolari INPS, da eventuali chiarimenti della Cassazione a Sezioni Unite e da possibili ritocchi del legislatore. Ma mentre il quadro si consolida, lasciare il dossier nel cassetto è il modo più veloce per perdere terreno.

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