Si pensa erroneamente che la pensione di reversibilità spetti solo alla moglie e ai figli del defunto, ma la legge è chiara: spetta anche ai nipoti.
La pensione di reversibilità rappresenta un importante strumento di tutela per i familiari dei lavoratori deceduti, garantendo loro una continuità economica. Sebbene comunemente associata ai coniugi o ai figli del defunto, esiste una normativa meno nota che estende questo diritto anche ai nipoti, sia minorenni che maggiorenni in specifiche condizioni. Nonostante la legge preveda chiaramente questa possibilità, sono ancora in pochi a essere informati su tale opportunità.

La pensione di reversibilità si fonda su criteri ben definiti: il lavoratore defunto deve aver maturato almeno 15 anni di contributi totali oppure 5 anni, con almeno 3 versati nei 5 anni precedenti la morte. Questo aspetto è cruciale per l’accesso alla prestazione da parte dei superstiti.
Per quanto riguarda i figli disabili del defunto, essi hanno diritto alla pensione di reversibilità a condizione che siano riconosciuti inabili al lavoro secondo la definizione previdenziale della legge 222/1984. Questo significa che devono trovarsi in una condizione di “assoluta e permanente impossibilità” a svolgere qualsiasi attività lavorativa. La verifica dell’inabilità è compito dell’INPS e non basta la semplice invalidità civile per accedere alla prestazione.
Diritti dei Nipoti alla Pensione di Reversibilità
Il caso dei nipoti merita un’attenzione particolare. La Corte costituzionale ha apportato modifiche significative nel corso degli anni riguardo i loro diritti alla pensione di reversibilità. Già nel 1999 fu dichiarata illegittima la norma che escludeva i nipoti minorenni dal beneficio se vivevano a carico dei nonni al momento del decesso. Di conseguenza, l’INPS ha chiarito che questi nipoti concorrono alla pensione alle stesse condizioni dei figli diretti del defunto.

Più recentemente, nel 2022, una sentenza della Corte costituzionale (n°88/2022) ha esteso il diritto anche ai nipoti orfani maggiorenni riconosciuti inabili al lavoro e viventi a carico dei nonni al momento della loro morte. L’INPS ha recepito questa decisione nella circolare n°64/2024, stabilendo così un principio importante: il diritto alla pensione è diretto e immediato per questi beneficiari sotto le stesse condizioni previste per i figli.
Questo amplia notevolmente lo spettro dei potenziali aventi diritto ma solleva anche questioni relative all’accertamento della dipendenza economica dal nonno o dalla nonna deceduti. Non sempre infatti la convivenza coincide automaticamente con l’essere economicamente dipendenti; occorre quindi fornire prove concrete del sostegno economico prevalente fornito dall’ascendente.
Le aliquote e le regole sul cumulo coi redditi restano quelle ordinarie fissate dall’INPS; ciò significa che eventualmente le quote già liquidate ad altri superstiti possono essere rideterminate secondo le percentuali previste dalla normativa vigente.
È fondamentale diffondere maggiormente queste informazioni affinché tutti gli aventi diritto possano accedere alle prestazioni previdenziali spettanti secondo legge.