Molti italiani percepiranno una pensione più alta dal 2026: in particolare l’assegno sarà più alto per coloro che avranno questo ISEE.
Buone notizie per i pensionati: dal 2026 l’assegno pensionistico potrebbe essere più alto. Infatti dal prossimo anno entra in scena un inedito intreccio tra contributi e patrimonio familiare.

Se il tuo ISEE rientra in una soglia precisa, l’assegno mensile può lievitare. Questa è una novità che ribalta vecchie certezze e potrebbe mettere davvero più soldi in tasca ai pensionati. Ecco cosa sapere.
Pensione più alta dal 2026 per chi ha questo ISEE
Diciamolo forte: potresti perdere una fetta della tua pensione senza nemmeno accorgertene. Il “colpevole” è un dettaglio che i pensionati non hanno mai dovuto considerare davvero: l’ISEE. Ti sembra assurdo che un indicatore usato per bonus e agevolazioni arrivi a pesare sul tuo assegno?

Eppure, se pensi di anticipare l’uscita dal lavoro, la domanda è inevitabile: vuoi correre il rischio di subire un taglio della pensione solo perché non hai un ISEE aggiornato? Partiamo dai fatti. Finora l’ISEE non ha mai contato nel calcolo delle pensioni. Lo usi per l’Assegno Unico o per le riduzioni in mensa, non certo per l’importo della tua pensione.
Ma dal 2026, secondo le anticipazioni sulla Legge di Bilancio, cambia il copione: per la prima volta l’ISEE diventa un parametro rilevante anche in ambito previdenziale, con effetti immediati sull’assegno per chi esce prima della vecchiaia. In pratica, il “problema” è riconoscerlo in tempo: non presentare la DSU (la dichiarazione che serve per ottenere l’ISEE) o avere un ISEE sopra soglia potrebbe farti scivolare in penalizzazioni che si trascinano per anni.
Ecco come si presenta la faccenda nella vita reale. Immagina di avere i requisiti per lasciare il lavoro con la nuova “quota 41 flessibile”: 62 anni di età e 41 anni di contributi. Fino a ieri, numeri simili rientravano nella logica delle quote già note, ma con penalizzazioni pesanti di calcolo. L’idea del Governo per il 2026 è di rendere più “dolce” l’uscita prima dei 67 anni, alleggerendo i tagli. Però c’è il colpo di scena: se il tuo ISEE è sotto 35.000 euro, l’anticipo non verrebbe penalizzato; se è sopra — o se non lo presenti affatto — subentrerebbe un taglio del 2% per ogni anno di anticipo, cioè fino al 10% se esci a 62.
Su un assegno da 1.700 euro netti, parliamo di circa 170 euro al mese: oltre 2.000 euro l’anno. Moltiplica per cinque, dieci anni di anticipo e capisci perché rimandare l’ISEE a “quando mi servirà” è un lusso che non puoi permetterti. Senza contare che molte famiglie, per distrazione o per paura di errori, lasciano scadere l’ISEE o lo aggiornano tardi; e nel 2026 questa leggerezza rischia di diventare un costo fisso.
Ecco il cuore della questione. Nella versione in discussione, la quota 41 flessibile promette due strade: con ISEE fino a 35.000 euro niente riduzioni sull’assegno; con ISEE sopra 35.000 euro (o assente) scatta il taglio del 2% per ogni anno che ti separa dai 67. Tradotto in pratica: chi esce a 62 anni e non rientra nella soglia — o non presenta l’indicatore — vede un -10%.
È la prima volta che l’ISEE entra nel mondo previdenziale con un impatto così diretto, un meccanismo simile a quello dell’Assegno Unico, dove l’importo cresce con l’ISEE aggiornato, ma applicato all’uscita dal lavoro. Ora, niente allarmismi inutili: parliamo di una misura legata alla Manovra 2026, quindi i dettagli definitivi arriveranno con la legge e le circolari operative dell’INPS.
Ma proprio perché si tratta di un salto culturale, conviene muoversi ora. L’ISEE vale dal 1° gennaio al 31 dicembre e si ottiene presentando la DSU. Avere un ISEE “fresco” nel 2026 potrebbe fare la differenza tra un assegno pieno e uno alleggerito. Se poi nel frattempo è cambiata la tua situazione lavorativa o il reddito è sceso, esiste l’ISEE corrente, lo strumento che fotografa il quadro più recente: utile se vuoi far emergere un indicatore più aderente alla realtà dell’ultimo anno, secondo le regole INPS.

E se temi di sbagliare, c’è una buona notizia: non sei solo. I CAF e i patronati sono abituati a gestire l’ISEE ogni giorno. Puoi usare i simulatori sul sito INPS per avere un’idea preventiva dell’importo e capire se rientri sotto la soglia dei 35.000 euro. Attenzione anche alla composizione del nucleo familiare e alle giacenze medie dei conti: sono variabili che incidono, ed è meglio verificarle prima di presentare la DSU.
Arriviamo alla domanda che scotta: cosa rischi se sottovaluti questo passaggio? Oltre alla riduzione dell’assegno, potresti ritrovarti con meno margine per affrontare spese ricorrenti (mutuo, affitto, cure, figli che studiano). È il classico effetto domino: un taglio mensile, apparentemente sopportabile, erode lentamente risparmi e progettualità. E quando il danno è fatto, recuperare diventa difficile, perché la pensione non scatta indietro automaticamente al rialzo. Se non hai l’ISEE sotto soglia al momento giusto, il “conto” lo paghi mese dopo mese.
Chiudiamo con le soluzioni, quelle pratiche e fattibili. Se stai valutando l’uscita con quota 41 flessibile, pianifica già oggi il tuo calendario: informati sui tuoi anni di contributi e sull’età, metti in agenda la DSU per ottenere l’ISEE 2026 appena possibile e verifica con un patronato se puoi ricorrere all’ISEE corrente in caso di calo del reddito.
Se temi di superare la soglia dei 35.000 euro, simulare diversi scenari ti aiuta a decidere se anticipare, rinviare di qualche mese o valutare l’uscita a un’età intermedia, riducendo il taglio del 2% per anno. Ricorda che non presentare l’ISEE equivale a farti classificare automaticamente “sopra soglia”: è come rinunciare in partenza alla tua possibile pensione più alta.
In attesa dei testi definitivi della Legge di Bilancio 2026 e delle istruzioni INPS, la mossa più smart è giocare d’anticipo: informarsi, farsi assistere da un CAF/patronato, preparare i documenti per la DSU e tenere l’ISEE vivo e aggiornato. Se la misura sarà confermata, ti troverai dalla parte giusta: quella di chi non lascia sul tavolo denaro proprio.