Perdita del lavoro: oltre la Naspi arriva l’assegno extra ma solo se hai figli, tabelle e funzionamento

Hai perso il lavoro? Oltre alla NASpI esiste un aiuto mensile che molti dimenticano: un assegno extra che spetta per chi ha figli. Ecco come funziona.

Diciamolo chiaro: la vera trappola non è la disoccupazione, è lasciarsi scappare soldi che ti spettano. Quando si perde il lavoro si pensa alla NASpI, si corre a fare lo SPID, si aggiorna il CV… e intanto un pezzo importante del sostegno familiare rischia di passare in secondo piano.

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Perdita del lavoro: oltre la Naspi arriva l’assegno extra ma solo se hai figli, tabelle e funzionamento – uspms.it

Infatti oltre alla disoccupazione spetta anche un assegno extra ma solo se si hanno figli a carico. Ecco le regole precise e le tabelle INPS per capire il funzionamento di questo aiuto.

L’assegno extra che spetta in caso di perdita del lavoro

Quante volte hai pensato, dopo aver perso il lavoro, “adesso l’assegno per i figli salta o diminuisce”? Oppure: “se non lavoro, chi me lo dà?”. Ecco il punto: se hai figli a carico, l’Assegno Unico può rimanere stabile o persino crescere. Questo spetta per i figli a carico e non dipende dal contratto di lavoro in sé, ma dall’ISEE e da alcune maggiorazioni previste per specifiche condizioni familiari.

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L’assegno extra che spetta in caso di perdita del lavoro – uspms.it

Tradotto: se perdi il lavoro, non “sparisce” l’assegno. Anzi, in certe situazioni si rafforza. Nel 2025, secondo le tabelle di riferimento, l’importo base oscilla da un minimo indicativo di circa 57,5 euro a un massimo di circa 201 euro per figlio minorenne, in funzione dell’ISEE e delle maggiorazioni applicabili (ad esempio figli minori, disabilità, nuclei numerosi). La parte interessante, quando subentra la disoccupazione, riguarda soprattutto i nuclei con ISEE basso o in cui di fatto resta un solo genitore lavoratore: qui può scattare o mantenersi una maggiorazione di circa 30 euro a figlio, proprio per sostenere chi vive una fase economica più delicata.

Come funziona in pratica? L’INPS calcola l’importo su base mensile guardando alla situazione familiare e all’ISEE aggiornato. Se dopo la perdita del lavoro il tuo ISEE scende nella fascia più favorevole, ti avvicini al massimo per figlio; se rientri nelle condizioni di maggiorazione, aggiungi la quota extra. Un esempio concreto aiuta: famiglia con ISEE intorno ai 14.500 euro e un figlio minorenne. L’importo base può attestarsi vicino ai 201 euro; se ricadi tra i casi con maggiorazione attiva, sali di circa 30 euro, arrivando a circa 231 euro al mese per quel figlio.

Avere due o più figli replica la logica su ciascun figlio, con ulteriori incrementi se ci sono condizioni come nucleo numeroso o disabilità. Il tutto corre in parallelo alla NASpI: sono misure diverse, e l’Assegno Unico si può percepire anche mentre ricevi l’indennità di disoccupazione. C’è un passaggio chiave: tenere viva la macchina amministrativa. Servono una DSU/ISEE aggiornata, la verifica della domanda Assegno Unico su MyINPS o tramite CAF/patronato, e la comunicazione delle variazioni di lavoro e familiari. Il sistema recepisce i dati e adegua gli importi secondo le tabelle.

Più aspetti, più rischi di perdere differenze di cui – in regola generale – non sempre arriva il recupero automatico per i mesi precedenti. Aggiornare subito è, letteralmente, mettere soldi in tasca.

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