Volare in aereo può incutere paura, soprattutto per le spaventose turbolenze ma a volte il rischio è solo nella nostra testa. Tranne quando si tratta di questi voli: questi voli si che possono essere rischiosi.
Volare rappresenta uno dei miracoli della modernità, consentendo di attraversare continenti in poche ore, ricongiungere famiglie e chiudere affari. Nonostante le cabine pressurizzate, l’intrattenimento a bordo e le procedure collaudate, la paura dell’aereo persiste tra i passeggeri, alimentata da racconti di conoscenti e video virali. La realtà è che le turbolenze esistono e possono essere fastidiose o dolorose, ma non tutti i voli sono uguali.

Alcune rotte sono statisticamente più esposte a causa di caratteristiche geografiche e meteorologiche. Comprendere dove e perché si concentrano le scosse è fondamentale per distinguere tra ansia e rischio concreto, ricordando sempre che l’aviazione civile è il mezzo di trasporto più sicuro.
Le rotte più esposte alle turbolenze
Ogni anno, milioni di aeromobili attraversano i cieli senza imprevisti, ma alcune rotte aeree sono note per essere più soggette a turbolenze frequenti e intense. Un episodio recente ha visto un volo Delta da Salt Lake City ad Amsterdam effettuare un atterraggio d’emergenza, con 25 persone ricoverate per le conseguenze delle scosse. Gli scienziati avvertono che il riscaldamento globale potrebbe aumentare la frequenza e l’intensità delle turbolenze.

Le analisi evidenziano che rotte come quella tra Mendoza (Argentina) e Santiago (Cile), che attraversa le Ande, sono particolarmente turbolente a causa delle onde orografiche. Anche i cieli sopra l’Himalaya, le Montagne Rocciose e le Alpi europee sono noti per la loro instabilità. In Asia, la rotta che unisce Natori a Tokoname in Giappone è influenzata da correnti a getto vigorose, mentre in Nord America, i voli da e per Denver e Salt Lake City sono spesso turbolenti a causa della necessità di superare le Rockies.
La turbolenza in aria limpida rappresenta la minaccia più insidiosa, essendo invisibile e imprevedibile, generata dai bruschi gradienti di vento vicino alle correnti a getto. Aree come il Giappone, l’Atlantico settentrionale e la costa orientale degli Stati Uniti sono particolarmente esposte. La ricerca mostra che il cambiamento climatico sta accentuando i contrasti termici in quota, rendendo questi “fiumi d’aria” più instabili. Tra il 1979 e il 2020, la turbolenza in aria limpida sull’Atlantico nord è aumentata del 55%, con previsioni di ulteriori incrementi.
Nonostante le sfide, l’aereo rimane il mezzo più sicuro per viaggiare. I velivoli sono progettati per resistere a sollecitazioni ben superiori a quelle normalmente sperimentate, e gli equipaggi sono addestrati a evitare, mitigare e gestire le aree critiche. Secondo la meteorologa Joana Medeiros, è possibile prevedere circa tre quarti degli episodi di turbolenza, migliorando le rotte e gli avvisi in cabina.
Per i passeggeri, è consigliabile tenere la cintura allacciata quando seduti e riporre con cura gli oggetti. Chi è più sensibile può optare per posti sopra l’ala o nelle file centrali, dove le oscillazioni si percepiscono meno, e preferire orari mattutini o stagioni meno temporalesche. La consapevolezza dei corridoi aerei più esposti ai sobbalzi aiuta a prepararsi adeguatamente, senza rinunciare ai vantaggi del volo.