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Quest’anno poco mare e zero tintarella: mi ha salvato l’autoabbronzante, ecco come usarlo per evitare pasticci

In un mondo dove l’abbronzatura è spesso considerata sinonimo di salute e bellezza, non sorprende che molti cerchino soluzioni alternative per ottenere quel tanto desiderato colorito dorato senza esporsi ai rischi associati all’esposizione solare.

Tra queste, l’autoabbronzante emerge come una scelta popolare, ma allo stesso tempo suscita interrogativi e perplessità.

Quest’anno poco mare e zero tintarella: mi ha salvato l’autoabbronzante, ecco come usarlo per evitare pasticci (Uspms.it)

Questo prodotto, infatti, promette di simulare l’abbronzatura senza necessità di sole, ma come funziona esattamente? E quali sono le precauzioni da adottare per un risultato ottimale? Il principio attivo alla base degli autoabbronzanti è il DHA (diidrossiacetone), una sostanza che, reagendo con gli aminoacidi presenti nello strato più superficiale della pelle, produce una colorazione che va dall’ocra al bruno, simile a quella dell’abbronzatura naturale.

Questo processo, noto come reazione di Maillard, non stimola la produzione di melanina, pigmento responsabile dell’abbronzatura naturale, ma colora temporaneamente la pelle. È interessante notare come il DHA, originariamente studiato in ambito alimentare, abbia trovato una così rilevante applicazione cosmetica. Un altro ingrediente meno comune ma ugualmente efficace è l’eritrulosio, che, pur agendo in modo simile al DHA, garantisce una colorazione più graduale e uniforme, riducendo il rischio di disidratazione cutanea. La combinazione di questi ingredienti in formulazioni avanzate permette di ottenere un’abbronzatura artificiale di aspetto naturale, evitando l’esposizione ai dannosi raggi UV.

Autoabbronzanti e intensificatori di abbronzatura: differenze

Mentre gli autoabbronzanti agiscono superficialmente colorando la pelle senza attivare la produzione di melanina, gli intensificatori di abbronzatura mirano a stimolare il processo naturale di pigmentazione cutanea. Questi ultimi contengono sostanze come la tirosina, che favorisce la produzione di melanina, ottimizzando l’abbronzatura naturale. È fondamentale sottolineare che, a differenza degli autoabbronzanti, gli intensificatori non offrono una protezione intrinseca dai raggi UV e dovrebbero essere utilizzati in combinazione con adeguati filtri solari.

Autoabbronzanti e intensificatori di abbronzatura: differenze (USPMS)

L’effetto dell’autoabbronzante è temporaneo: la colorazione appare dopo circa 3-5 ore dall’applicazione e tende a svanire in 2-3 giorni, a seguito del naturale rinnovamento cellulare dell’epidermide. Per mantenere l’abbronzatura, è quindi necessario applicare regolarmente il prodotto, seguendo le indicazioni specifiche per evitare macchie e striature.

Per ottenere i migliori risultati dall’uso dell’autoabbronzante, è essenziale preparare adeguatamente la pelle, esfoliandola per rimuovere le cellule morte e garantire un’applicazione uniforme. Particolare attenzione deve essere rivolta alle zone più secche e cheratinizzate, come gomiti e ginocchia, dove il prodotto potrebbe accumularsi, causando macchie scure. Inoltre, la scelta del prodotto dovrebbe basarsi sul proprio tipo di pelle e sul risultato desiderato, optando per formule specifiche che offrano un colore naturale e duraturo.

In conclusione, l’autoabbronzante rappresenta una soluzione pratica e sicura per chi desidera un’abbronzatura senza esporsi ai rischi del sole. Tuttavia, la chiave per un risultato soddisfacente risiede nella corretta applicazione e nella scelta di prodotti di qualità, che rispettino le esigenze della propria pelle.

Loriana Lionetti

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