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Economia e Finanza

Risparmi 5100 euro per ogni anno: così la pensione arriva prima

C’è un numero che sta facendo alzare più di un sopracciglio tra chi lavora nella scuola: 5.100 euro. Tanti sarebbero gli euro risparmiati per ogni anno.

Non si tratta di uno stratagemma finanziario né di una nuova forma di previdenza integrativa. È qualcosa di molto più concreto e, soprattutto, calato nella realtà quotidiana di chi è in cattedra o garantisce il funzionamento di segreterie, laboratori e uffici.

Risparmi 5100 euro per ogni anno: così la pensione arriva prima (Uspms.it)

Immaginate di poter trasformare gli anni di studi universitari in “mattoni” previdenziali, aggiunti uno dopo l’altro alla vostra anzianità contributiva. E immaginate che, rispetto al costo pieno tradizionale, ogni mattone costi mediamente 5.100 euro in meno. Se moltiplicate per i tre, quattro o cinque anni della laurea, la cifra si fa subito importante.

Ma non basta: questo meccanismo ha anche un’altra caratteristica che interessa soprattutto chi opera nella scuola, dove l’uscita dal lavoro ha finestre e regole specifiche. Indizi: riguarda solo periodi “puliti” dal punto di vista contributivo, ha una base di calcolo semplificata e si può pagare dilazionando nel tempo. Non è un regalo, ma un’agevolazione mirata. E soprattutto non è per tutti, bensì per categorie ben precise del pubblico impiego.

Nelle conversazioni dei corridoi si parla di conti che, per uno stipendio medio del settore scolastico, possono oscillare tra qualche decina di migliaia di euro complessivi versati in meno rispetto al passato. Qual è la chiave? Perché proprio ora? E in che modo questo “sconto” si trasforma in mesi o anni guadagnati sull’orizzonte della pensione? Per capirlo, bisogna aprire la scatola degli strumenti previdenziali che il legislatore ha rimesso sul tavolo.

Come funziona: il riscatto di laurea agevolato per docenti e ATA

La proposta in discussione punta a rendere più accessibile, per il personale docente e ATA, il riscatto della laurea in forma agevolata. Che cos’è il riscatto? È l’operazione con cui gli anni di studio universitario, fino alla durata legale del corso e purché non coperti da altra contribuzione, vengono convertiti in anni di contributi previdenziali utili ai fini della pensione. È un modo legittimo per aumentare l’anzianità contributiva e, contemporaneamente, la base su cui verrà calcolato l’assegno futuro.

Come funziona: il riscatto di laurea agevolato per docenti e ATA (Uspms.it)

La versione “agevolata” abbassa l’onere rispetto al riscatto ordinario grazie a una base di calcolo forfettaria: invece di commisurare il costo alla retribuzione attuale del lavoratore (come accade nel regime tradizionale), si applica una misura standard, legata a parametri minimi fissati annualmente. Nelle simulazioni tipiche per gli stipendi della scuola, la differenza tra onere ordinario e onere agevolato può tradursi in un risparmio fino a circa 5.100 euro per ogni anno di università riscattato. Significa che, su una laurea di quattro anni, l’”alleggerimento” può superare i 20.000 euro; su cinque anni, avvicinarsi ai 25.000. Le cifre effettive dipendono dagli aggiornamenti annuali e dalla posizione del singolo lavoratore, ma l’ordine di grandezza è questo.

Chi ne beneficia? La proposta è pensata per il comparto scuola: docenti e personale ATA, con l’obiettivo di consentire a chi è in servizio (anche con contratti a termine, se previsto dal testo finale) di valorizzare gli anni di studio a condizioni più favorevoli. L’operazione è rilevante sotto due profili. Il primo è temporale: gli anni riscattati si sommano all’anzianità contributiva e possono consentire l’accesso anticipato alle varie forme di pensionamento che richiedono un certo numero di anni di versamenti. Non “magicamente”, ma perché si raggiunge più in fretta la soglia contributiva prevista. Il secondo è economico: gli importi versati per il riscatto incrementano il montante su cui, nel sistema contributivo, si calcola l’assegno. In altre parole, non si tratta solo di andare via prima, ma anche di non impoverire l’assegno futuro.

Come si fa, in concreto? L’iter, una volta che la norma sarà approvata e attuata, passerà per domanda telematica all’INPS (Gestione Dipendenti Pubblici), direttamente con SPID/CIE/CNS o tramite patronato. L’istituto rilascia un prospetto di calcolo; il lavoratore sceglie se accettare e con quale modalità di pagamento. Di norma è prevista la possibilità di rateizzare l’onere in un massimo di 120 rate mensili, rendendo sostenibile l’operazione anche per chi non può permettersi un esborso immediato. Dal punto di vista fiscale, per i lavoratori l’onere del riscatto è generalmente deducibile dal reddito, un ulteriore elemento che ne migliora il profilo complessivo.

M.F.

Giornalista pubblicista dal 2013 è laureato in storia del cinema e autore di numerosi libri tra cui “Gabriele Muccino il poeta dell’incomunicabilità” e “Gennaro Volpe: sudore e cuore”. Protagonista in tv di trasmissioni come La Juve è sempre la Juve su T9 e Il processo dei tifosi su Teleroma 56.

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