Il divorzio toglie ogni diritto di fruizione della pensione di reversibilità del marito? Ecco cosa dice la legge ed in quali casi si ha diritto al sostegno mensile.
La perdita di un ex coniuge può riaprire capitoli della vita che si pensava fossero ormai chiusi, soprattutto quando si tratta di questioni economiche e previdenziali. Tra queste, la pensione di reversibilità rappresenta un importante strumento di tutela per i familiari superstiti, inclusi i coniugi divorziati. Ma quali sono le condizioni per accedervi? E come fare domanda?

La pensione di reversibilità è un trattamento pensionistico riconosciuto ai familiari superstiti in caso del decesso del pensionato o dell’assicurato. Questo sostegno economico è diretto a garantire una continuità nel benessere dei familiari che dipendevano economicamente dal defunto.
Per quanto riguarda i coniugi divorziati, il diritto alla pensione di reversibilità è subordinato a specifiche condizioni. Innanzitutto, il beneficiario deve essere titolare dell’assegno di divorzio e non deve aver contratto un nuovo matrimonio. Inoltre, è fondamentale che la data d’inizio del rapporto assicurativo del defunto sia antecedente alla data della sentenza di scioglimento o cessazione degli effetti civili del matrimonio.
Nel caso in cui il defunto avesse contratto nuovo matrimonio dopo il divorzio, le quote spettanti al coniuge superstite e al coniuge divorziato sono stabilite tramite sentenza dal Tribunale. Questa disposizione garantisce una distribuzione equa della pensione tra i diversi soggetti aventi diritto.
Come fare domanda per la pensione di reversibilità
L’importo della pensione ai superstiti corrisponde a una quota percentuale della pensione già liquidata o spettante all’assicurato deceduto. Tale importo varia in base al numero dei beneficiari e al loro grado di parentela con il defunto.

Per presentare domanda per la pensione di reversibilità all’INPS (Istituto Nazionale Previdenza Sociale), è possibile procedere online attraverso il servizio dedicato sul sito ufficiale dell’Istituto. In alternativa, gli interessati possono rivolgersi al Contact center INPS oppure agli enti di patronato e intermediari dell’Istituto che offrono assistenza nella compilazione e presentazione delle pratiche previdenziali attraverso i servizi telematici messi a disposizione.
Il termine ordinario previsto dalla legge n. 241/1990 per l’emanazione dei provvedimenti relativamente alle domande previdenziali è stabilito in 30 giorni dalla presentazione della richiesta. Tuttavia, l’INPS può fissare termini di lavorazione differenti per specifiche categorie di misure previdenziali, e questi termini superiori sono riportati nella tabella pubblicata sul sito ufficiale, dove vengono indicate altre responsabilità procedurali e relative scadenze.
Sapere navigare tra le normative che regolano il diritto alla pensione di reversibilità non solo è fondamentale per garantirsi un supporto economico in caso di necessità ma rappresenta anche un mezzo attraverso il quale continuare a tutelare la famiglia anche dopo il decesso del proprio ex coniuge. Per questo, mantenere aggiornate le proprie conoscenze in materia e procedere con la dovuta attenzione nella compilazione e nella presentazione della domanda sono passaggi chiave per accedere a questo tipo di tutela.