Sembra carino ma non lo è affatto: se lo fa anche il tuo cane è malato

Sembra una delle cose più carine che può fare il tuo cane, invece non lo è affatto. Si tratta di un segnale che il tuo amico a quattro zampe ha un problema di salute.

Quel gesto ti fa sciogliere, lo filmi e lo posti: eppure dietro quell’abitudine “tenerissima” del tuo cane potrebbe nascondersi un vero campanello d’allarme. Non è semplice vivacità, né pura energia: c’è un motivo preciso per cui non dovresti archiviarla come simpatica e basta.

cane gioca con un giochino
Sembra carino ma non lo è affatto: se lo fa anche il tuo cane è malato (ANSA) Uspms.it

Non giriamoci attorno: alcune cose che il cane fa e che noi troviamo adorabili possono essere il primo segnale di un problema reale. Hai presente quel comportamento che scatta ogni volta, sempre più intenso, che sembra “solo entusiasmo”? E se fosse il contrario, cioè un segnale di malessere che richiede attenzione immediata? La verità è che certi rituali, per quanto dolci all’apparenza, funzionano come una calamita: lo attirano, lo accendono, lo consumano. E se tu provi a fermarlo, scatta frustrazione, lamenti, iperfocalizzazione. Non è un capriccio. È un pattern.

Partiamo dai fatti: parliamo di un comportamento comune, quotidiano, che tutti abbiamo visto mille volte. Di solito inizia come un passatempo innocuo, poi diventa un appuntamento fisso, infine un chiodo fisso. Il cane sembra “chiedere” quell’attività con lo sguardo, ti porta l’oggetto, ti tampina; se lo ignori, si agita; se lo accontenti, non sa più quando smettere. Ho visto cani arrivare a tremare per l’eccitazione, ansimare a riposo, ignorare cibo e acqua pur di continuare. All’inizio lo chiami “carattere”, poi capisci che c’è una perdita di autocontrollo. Gli esperti di comportamento lo descrivono con parole chiare: progressiva escalation, difficoltà a interrompere, irritabilità allo stop, focalizzazione estrema. E sì, spesso lo scambiamo per allegria.

A casa mia è successo con la cagnolina di mia sorella: tutti ridevamo, era irresistibile, finché non ci siamo accorti che lei “accendeva un interruttore” e non tornava più giù. Bastava un piccolo segnale e partiva il film, sempre uguale. Quando un veterinario comportamentalista ci ha spiegato che non era “vivacità”, ma una forma di comportamento compulsivo in crescita, abbiamo cambiato prospettiva. È come confondere la febbre con la vitalità solo perché le guance sono rosse.

Cane, quando il gioco diventa dipendenza

Ecco il punto che non ti aspetti: se il tuo cane “gioca tantissimo” e non sa smettere, potrebbe trattarsi di un disturbo da dipendenza comportamentale legato al gioco stesso. Non è fantascienza. Una recente ricerca pubblicata su Scientific Reports (gruppo Nature) ha evidenziato come, in alcuni cani, l’interazione ripetuta e iper-stimolante con oggetti o attività ludiche possa mostrare tratti simili alle dipendenze umane: aumento della ricerca dello stimolo, perdita di controllo, “astinenza” sotto forma di agitazione o irritabilità quando lo stimolo ludico manca.

cane riporta un giochino
Cane, quando il gioco diventa dipendenza (Uspms.it)

Tradotto: il gioco non è più un premio, è un bisogno che brucia. Gli autori sottolineano come riconoscere questi pattern sia cruciale per il benessere, perché l’eccitazione cronica non è gratis: logora la mente, il corpo e la relazione.

Non spaventarti, ma non rimandare: più a lungo il cane “accende” quel circuito, più il cervello memorizza scorciatoie che lo riportano lì, subito. Significa tempi di recupero più lunghi, maggiore rischio di comportamenti ossessivi, e – sì – costi più alti in consulenze e terapie. Intervenire ora è la scelta più dolce che puoi fare per lui.

La buona notizia? C’è una strada d’uscita, e non passa per i divieti assoluti, ma per la strutturazione intelligente. Per prima cosa, regola numero uno di tutte le linee guida serie (AVSAB e organizzazioni di tutela animale concordano): fai una valutazione veterinaria per escludere dolori, disfunzioni tiroidee, problemi ortopedici o altre condizioni che alimentano l’eccitazione. Poi coinvolgi un veterinario comportamentalista: ti costruirà un piano su misura. In casa, trasforma quell’attività da “loop infinito” a esperienza con un inizio e una fine chiari: sessioni brevi, prevedibili, con pause e un segnale di fine associato a ricompense di calma. Il segreto è insegnare competenze di autocontrollo quando il cane è in finestra di tranquillità, non quando è già su di giri: comandi come “lascia”, “prendi”, “pausa” e tecniche di rilassamento guidato, tappetino come zona di decompressione, masticazione lenta e giochi olfattivi che spostano l’ago dall’adrenalina alla serotonina.

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