C’è una brutta notizia per chi attendeva con impazienza la tredicesima: pare infatti che si alleggerirà e che dunque ci saranno più soldi da spendere.
Diciamolo chiaro: attendiamo la tredicesima come l’aria, poi la vediamo evaporare in detrazioni che lì, paradossalmente, non ci sono e in trattenute che sembrano non finire mai. Quante volte hai pensato “ma dov’è finita la mia gratifica di Natale”? Se il tuo conto corre più veloce del tuo stipendio, non sei solo…

L’inflazione ha eroso il potere d’acquisto e proprio a dicembre, quando servirebbe ossigeno, ci ritroviamo con un netto più magro del previsto. Ecco perché vale la pena capire adesso cosa potrebbe cambiare e come questa mossa – se arriverà – può alleggerire davvero le tue spese.
Novità importante: la tredicesima sarà più leggera
La Legge di Bilancio in cantiere rimette in pista l’idea di detassare la tredicesima per rilanciare i consumi. Non è un déjà-vu: dopo anni di ritocchi parziali, l’esecutivo sta valutando un intervento più strutturale. La proposta arriva con forza da Forza Italia, con Antonio Tajani che la definisce una “priorità sociale”. Il cuore del problema è una stortura fiscale che pochi conoscono ma tutti subiscono: la tredicesima è calcolata come una mensilità ordinaria, però non beneficia delle detrazioni da lavoro dipendente.

Così l’Irpef si applica piena, ai contributi si aggiunge una pressione media del 9,19% e, con l’attuale sistema a tre aliquote (23%, 35%, 43%), il risultato è un netto di fine anno spesso deludente. “Gli esperti del settore” – tributaristi ed economisti del lavoro – lo ripetono da tempo: ridurre l’imposta su questa gratifica significa dare liquidità immediata alle famiglie e una spinta rapida ai consumi.
Sul tavolo ci sono due scenari “ufficiali” allo studio. Il primo è il più generoso: esenzione totale dall’Irpef sulla tredicesima, restando dovuti i contributi. Il secondo è più prudente ma comunque sostanzioso: flat tax al 10% sulla gratifica, sul modello dei premi di produttività. In entrambi i casi l’obiettivo è chiaro: più liquidità pronta all’uso nelle mani dei lavoratori. La differenza la fanno i conti pubblici: l’esenzione totale costerebbe miliardi, la tassa agevolata è un compromesso più sostenibile, ma entrambi i percorsi consegnano un beneficio tangibile ai dipendenti.
Quanto tangibile? Gli esempi aiutano. Su un lordo annuo di 30.000 euro, oggi la tredicesima lorda è circa 2.308 euro. Tra contributi (circa 212 euro) e Irpef al 35% (circa 731 euro), il netto si ferma poco oltre 1.360 euro. Azzerando l’Irpef, diventano circa 2.096 euro netti: oltre 730 euro in più. Con la tassazione agevolata al 10%, la gratifica salirebbe a circa 1.865 euro, guadagnando circa 500 euro rispetto a oggi. E con redditi più alti l’effetto cresce: su 50.000 euro lordi, si parla di un “in più” che può arrivare fino a 1.500 euro. Sono stime, certo, ma fotografano bene l’ordine di grandezza.
È qui che la faccenda si fa interessante: una misura del genere non è solo un favore al portafogli. È un messaggio al ceto medio che sostiene i consumi, e una cura d’urto per un dicembre spesso appesantito da bollette, regali, assicurazioni e conguagli. Gli specializzati in finanza personale lo dicono chiaramente: quando il denaro arriva in modo “liquido” e prevedibile, le famiglie riducono i pagamenti differiti e i costi nascosti legati al credito. Tradotto: meno interessi, più serenità.

Non affrontare il nodo adesso significa condannare un altro Natale ai giochi di prestigio in busta paga, con la solita sensazione di rincorrere le spese e non afferrarle mai. Ecco perché la finestra temporale conta: se la Legge di Bilancio confermerà una delle due strade, l’effetto lo vedremo direttamente in busta. In caso contrario, prepariamoci a fare i soliti conti di fine anno, con l’Irpef che pesa sulle spalle proprio quando servirebbe alleggerire.
Chiudiamo con la domanda che tutti si fanno: cosa si può fare, concretamente? Se guardiamo alle opzioni “accreditate”, le soluzioni sono quelle allo studio del governo. La prima è l’esenzione totale dall’Irpef sulla tredicesima: è la più incisiva per chi guadagna tra i 25 e i 45 mila euro, restituisce respiro pieno al netto, ma è anche la più impegnativa per le casse pubbliche.
La seconda è la flat tax al 10%: meno spettacolare, più equilibrata per il bilancio dello Stato, ma capace di regalare comunque un extra significativo nella busta di dicembre, con un meccanismo già noto ai lavoratori grazie ai premi di produttività. In entrambi i casi parliamo di misure semplici da comprendere e rapide da percepire, che fanno leva su un principio fondamentale: la tredicesima deve essere davvero una gratifica, non una corsa a ostacoli fiscale.
Nel frattempo, il consiglio pratico è uno: tieni d’occhio le novità e prepara un mini-piano di spesa. Verifica la tua ultima busta paga, annota l’aliquota Irpef che ti riguarda, fai una simulazione “con” e “senza” detassazione. Se la misura passerà, sarai pronto a usare quell’extra in modo intelligente; se non passerà, avrai comunque una mappa per evitare spese impulsive o credito costoso.