Sindaci, il meno amato d’Italia è un nome a sorpresa: pronostico ribaltato

Un nuovo rilevamento sul gradimento dei primi cittadini italiani sui Sindaci ribalta i pronostici e porta in cima alla classifica dei meno amati un nome insospettabile.

A far scattare il “ribaltone” è una combinazione di fattori: il logoramento di metà mandato, l’impatto dei cantieri e dei piani di trasformazione urbana avviati con i fondi straordinari, la pressione dell’inflazione sui servizi locali e un clima nazionale in cui ogni disservizio, dal trasporto ai rifiuti, diventa immediatamente un caso politico.

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Sindaci, il meno amato d’Italia è un nome a sorpresa: pronostico ribaltato (Uspms.it)

Secondo quanto emerge dalle anticipazioni circolate nelle ultime ore e rilanciate dalle agenzie, la sorpresa non è soltanto nel vertice della “lista nera”, ma nella geografia complessiva del consenso municipale. Crollano figure considerate fino a ieri inossidabili, soprattutto nei centri dove alle aspettative alimentate da una comunicazione efficace non è corrisposto, agli occhi dei cittadini, un miglioramento percepibile della quotidianità. È il paradosso delle “città vetrina”: tanto più si promette, tanto più il giudizio si fa severo se l’esperienza concreta resta segnata da ritardi, buche, bus affollati, strade chiuse per lavori senza alternative funzionali.

La fase lascia poco margine d’errore. Le amministrazioni si trovano a gestire allo stesso tempo le conseguenze di eventi climatici estremi, il rialzo dei costi energetici che incide sui bilanci comunali, la revisione dei piani di investimento finanziati a livello europeo e le tensioni su sicurezza e decoro. Ogni scelta – pedonalizzazioni, nuove Ztl, rimodulazione delle tariffe dei parcheggi o dell’accesso ai servizi – sposta consensi e dissensi in modo rapido e polarizzato, alimentato dalla cassa di risonanza dei social.

Sindaci, ecco il meno amato in Italia

Roberto Lagalla (Udc), sindaco di Palermo, è quello che si posiziona ultimo nella classifica dei Sindaci più amati e di conseguenza quelli meno, il Governance Poll. Il dato che sorprende gli addetti ai lavori è la caduta di consenso in contesti considerati “modello” fino a pochi mesi fa. Gli indicatori macro possono restare positivi – attrattività turistica, investimenti privati, crescita di start-up – e tuttavia soccombere di fronte a criticità micro: un calendario di cantieri percepito come infinito, la fatica del pendolarismo, il caro-affitti, la difficoltà a trovare un medico di base o un nido vicino casa.

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Sindaci, ecco il meno amato in Italia (Uspms.it)

Il riequilibrio dei consensi mostra inoltre un’altra linea di faglia: le città medie. Qui, la prossimità tra amministrazione e cittadini rende ogni scelta immediatamente “sentita”, ma consente anche recuperi rapidi se gli interventi sono visibili e misurabili. Non a caso, mentre alcuni grandi capoluoghi arretrano, diverse realtà di provincia consolidano posizioni grazie a politiche mirate su mobilità dolce, rigenerazione di quartiere e semplificazione dei rapporti con il Comune, per esempio con sportelli unici e tempi certi per autorizzazioni e pratiche.

La sorpresa al vertice dei meno amati interroga anche gli equilibri interni alle coalizioni. Là dove le maggioranze sono ampie e compositivamente eterogenee, il conto delle scelte impopolari rischia di ricadere su un solo volto: quello del sindaco. Il gioco di rimpalli tra livelli istituzionali – governo centrale, regione, città metropolitana – viene premiato o punito dagli elettori alla fine nella stanza più vicina, quella del municipio.

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