Stipendio ottobre: controlla se il datore ha versato gli assegni familiari corretti e ricevi 36 mesi di arretrati

Ottobre porta in busta paga sorprese: controlla se il tuo capo ha riconosciuto gli assegni al nucleo familiare corretti e scopri come riavere fino a tre anni di differenze non pagate.

Potresti aver lasciato sul tavolo tra 80 e 150 euro al mese senza nemmeno accorgertene! Sì, perché gli assegni per il nucleo familiare (ANF) non si calcolano “a occhio”, ma secondo regole precise. E quando qualcosa sfugge, l’errore si trascina per mesi. Ti è mai capitato di guardare il cedolino e pensare “mah, a me sembrano pochi”?

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Stipendio ottobre: controlla se il datore ha versato gli assegni familiari corretti e ricevi 36 mesi di arretrati – uspms.it

Ecco il punto: come capirlo, come dimostrarlo e, soprattutto, come rientrare dei 36 mesi di arretrati che ti spettano. Infatti nello stipendio di ottobre, se il datore di lavoro ti ha riconosciuto gli assegni familiari, potresti ritrovarci fino a 3 anni di differenze non pagate. Ecco come fare.

Come avere 36 mesi di arretrati nello stipendio di ottobre

Secondo le regole INPS, gli ANF vanno calcolati in base ai giorni retribuiti e alla composizione del nucleo familiare comunicata, con importi aggiornati periodicamente. Una novità importante: c’è stata una rivalutazione ISTAT dello 0,8% da luglio 2025, che può aver modificato le tabelle di riferimento. Quindi, se sulla tua busta paga vedi una voce “ANF” o “assegni familiari” con un importo che sembra fisso, in realtà questo dipende da quante giornate retribuite hai nel mese e da chi compone davvero il tuo nucleo.

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Come avere 36 mesi di arretrati nello stipendio di ottobre – uspms.it

Cambi di orario, passaggi a part-time, congedi non retribuiti, straordinari, una nascita non comunicata subito, una separazione, un figlio che ha perso o acquisito il requisito a carico: ogni singola variazione muove gli importi. Se il datore usa ancora i dati vecchi o considera male i giorni, esce la differenza. Per legge, il diritto al conguaglio retroattivo si prescrive in 36 mesi: ogni mese che lasci andare oggi è un mese che domani non recuperi più. Non è solo un tema economico; è un effetto domino.

Ecco perché serve un’azione rapida e ordinata: fare i conti giusti, scrivere bene, chiedere quello che ti spetta. Un chiarimento necessario, così sgombriamo il campo dalla confusione: dal 2022 è in vigore l’Assegno Unico e Universale per i figli, quindi molti nuclei non prendono più ANF per i figli minori. Gli ANF restano però per altre situazioni familiari previste da INPS (per esempio coniugi o altri familiari a carico, secondo i requisiti vigenti). Morale: in busta puoi ancora avere una voce ANF legittima; devi soltanto verificare che sia calcolata correttamente e aggiornata.

E allora, come si individua l’errore senza diventare contabile? Si parte dal cedolino: cerca la voce dedicata agli assegni familiari, controlla il “numero giorni di corresponsione” e confronta l’importo con la composizione del tuo nucleo familiare effettivo. Se nell’ultimo anno è cambiato qualcosa (un nuovo familiare a carico, un figlio che non lo è più, un coniuge che ha iniziato o smesso di lavorare, un passaggio contrattuale), quello è il campanello d’allarme. Poi si guardano le tabelle INPS aggiornate al periodo, tenendo conto della rivalutazione ISTAT dello 0,8% da luglio 2025: spesso lo scarto nasce proprio lì, nella mancata applicazione degli importi aggiornati o nel conteggio errato delle giornate retribuite.

Se noti una difformità, segnala tutto al datore di lavoro in modo formale e, meglio, entro 5 giorni dall’uscita della busta. È una finestra operativa utile per la correzione nel mese successivo e dimostra che ti sei mosso con tempestività. Allega una fotografia chiara della situazione: composizione del nucleo familiare aggiornata, eventuali variazioni intervenute, indicazione del mese da cui sospetti l’errore, importi corrisposti e importi attesi in base ai criteri INPS. Il datore ha l’obbligo di erogare gli assegni corretti e può procedere con il conguaglio direttamente in busta, recuperando i mesi arretrati.

Se non ottieni risposta, o la correzione non arriva, puoi attivarti tramite INPS o con l’assistenza di un patronato/sindacato: la normativa prevede il recupero degli importi non corrisposti fino a 36 mesi. Ricorda che l’esattezza dei dati è tutto: aggiornare tempestivamente il tuo stato lavorativo e il tuo nucleo familiare evita errori futuri e ti mette al riparo da perdite silenziose.

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