Nessuno conosce veramente il segreto di Sinner: la rivelazione del fenomeno del mondo del tennis ha lasciato tutti senza parole, cosa ha detto.
C’è una luce nuova negli occhi di Jannik Sinner. Una luminosità che racconta più di una vittoria, più di un trofeo, più di un derby generazionale con Carlos Alcaraz che, da mesi, traccia il perimetro del tennis d’élite. L’azzurro continua a scalare il suo personale Everest tecnico e mentale, e lo fa con quella calma glaciale che è ormai il suo biglietto da visita.

In Arabia Saudita, nella finale del torneo-esibizione Six Kings Slam, il pubblico ha rivisto la stessa intensità delle grandi notti: due numeri uno di fatto, primi nella corsa ai titoli, agli incassi, all’immaginario. E ancora una volta, a spuntarla è stato Sinner. Contro Alcaraz, rivale ormai simmetrico per ambizioni e repertorio, l’azzurro ha dettato i tempi della finale di Riad con autorevolezza, incanalando il match su binari a lui congeniali.
Il segreto di Sinner è stato rivelato
Una domanda ha iniziato a farsi largo tra addetti ai lavori e appassionati: che cosa, esattamente, ha permesso a Sinner di compiere l’ennesimo salto? Nelle scorse ore è arrivata una rivelazione, un segreto custodito nel dettaglio, svelato da una voce autorevole del tennis internazionale che ha seguito da vicino l’evoluzione dell’azzurro.
A indicare la chiave è stato Tim Henman, ex numero uno britannico e quattro volte semifinalista a Wimbledon. Parlando a Netflix, Henman ha individuato il fulcro della vittoria di Sinner contro Alcaraz in un colpo preciso: il servizio. “Il servizio è un’arma che potrebbe permettere a Sinner di distanziare i suoi rivali nel tennis maschile, incluso Alcaraz”, ha spiegato senza giri di parole. Henman ha definito quella di Riad “una lezione magistrale di servizio”.

Sinner ha aggredito gli angoli con velocità, potenza e soprattutto precisione, riducendo al minimo il margine operativo di Alcaraz. Quando il ribattitore non riesce a entrare nei turni di battuta avversari, l’inerzia del confronto cambia faccia: si sposta la pressione, si comprimono gli spazi, si moltiplicano i dubbi. “Sai che se perdi il tuo servizio, è praticamente finita”, ha osservato Henman. E infatti, per lo spagnolo, le occasioni sono state talmente poche da non produrre palle break.
Nel tennis contemporaneo, dove i ribattitori di vertice trasformano ogni seconda palla in un terreno minato, non basta servire forte: conta ancora di più saper spaccare il campo. “La qualità dei ribattitori di oggi è nota: non puoi semplicemente servire velocemente, devi colpire gli angoli e lui lo ha fatto ripetutamente”, ha aggiunto Henman. La varietà è stata l’altro cardine: esterno e al centro, da sinistra e da destra, alternando traiettorie e altezze, Sinner ha costruito una mappa di servizi che ha costretto Alcaraz a inseguire ombre.
Un servizio così affidabile libera il resto del repertorio: il dritto in uscita, l’anticipo di rovescio, la scelta di venire avanti dopo un’accelerazione profonda. Soprattutto, alleggerisce la pressione nei game di risposta, consente di programmare strappi mirati e, psicologicamente, impone all’avversario la sensazione di dover essere perfetto per restare in scia.
Il servizio di Sinner ha dato ritmo al set-up dei colpi successivi e ha tolto punti di riferimento ad Alcaraz, che non è riuscito a stabilizzarsi sulla risposta. Quando l’italiano ha trovato con costanza la “T” e l’esterno stretto, le risposte si sono fatte più corte, le iniziative più pulite. Di contro, ogni piccolo passaggio a vuoto dello spagnolo alla battuta è stato esposto sotto una lente impietosa, proprio perché raramente Sinner concedeva spiragli nel proprio turno.
Se, come suggerisce Henman, questa nuova dimensione alla battuta si consoliderà, l’azzurro potrà realmente “distanziare” i principali rivali nel medio periodo. In Arabia Saudita, la differenza si è vista. E, ora che il segreto è venuto a galla, anche il circuito sa che per togliere il copione dalle mani di Sinner non basterà più rispondere bene: bisognerà riscrivere l’intera trama del match.





