Smettiamola di farci ingannare dalla scatola: molti biscotti sono travestimenti perfetti. Promettono “leggero”, “integrale”, “senza questo o quello”, e poi nella tazza ti ritrovi più zuccheri che in un dessert. Ma quali sono i migliori?
Ti è mai capitato di pensare “ne mangio solo due” e, dopo mezz’ora, sentirti di nuovo affamato? È il classico problema: scegliere a caso oggi significa pagare con energia in calo, fame nervosa e un carrello che pesa più del necessario.

Il punto di partenza è chiaro: i biscotti non sono tutti uguali. Ci sono frollini basici, integrali veri e “integrali di facciata”, farciti, ricoperti, “senza zuccheri aggiunti” ma con dolcificanti. Altroconsumo ha spiegato come scegliere i migliori, dagli ingredienti alle porzioni, mostrando dove si nascondono gli errori più frequenti e perché leggere l’etichetta è la tua migliore assicurazione. Ti anticipo solo questo: quando capisci due o tre dettagli, la differenza tra uno snack che ti sostiene e uno che ti “ruba” energia diventa lampante.
Di solito il problema si presenta così: arrivi al supermercato di corsa, ti fidi del fronte della confezione e metti nel carrello la referenza più “buona” o più “fit” a colpo d’occhio. A casa, la realtà. Colazione con tre biscotti “light” e dopo un’ora cerchi un’altra tazza di caffè per restare sveglio. È il “rollercoaster” glicemico: troppi zuccheri semplici, poche fibre, grassi saturi che non ti danno sazietà duratura. Quando ho iniziato a fare come suggeriscono gli esperti – guardare prima la tabella nutrizionale e l’elenco degli ingredienti – ho cambiato rotta in due spese: stessi soldi, biscotti migliori, mattine più stabili. E sì, li ho testati anche con mia nipote, patita dei biscotti al cacao: compromesso trovato senza drammi, solo leggendo con attenzione.
Scegliere i biscotti migliori secondo Altroconsumo
Secondo Altroconsumo, la bussola per scegliere i biscotti migliori è l’etichetta. L’elenco degli ingredienti è in ordine decrescente: ciò che leggi per primo è ciò che c’è di più. Se “farina integrale” è fra i primi posti, bene; se l’“integrale” compare in fondo, è solo marketing. Occhio anche ai sinonimi degli zuccheri: saccarosio, glucosio, fruttosio, sciroppi vari. Più compaiono presto e spesso, più quel biscotto tenderà a darti un picco breve, non una colazione soddisfacente. La qualità dei grassi conta: meglio oli vegetali non tropicali (come girasole alto oleico) o una quota dichiarata di burro in ricette semplici, rispetto a grassi saturi in eccesso. E non dimenticare il sale: in un biscotto può sembrare irrilevante, ma un contenuto elevato non fa mai curriculum.

La tabella nutrizionale è la tua lente d’ingrandimento. Guarda i valori per 100 g per capire il “profilo” reale, poi confronta la porzione indicata con la tua porzione vera. Spesso la porzione dichiarata è ottimistica; tradotta sul tavolo significa che “due biscotti” per l’etichetta diventano “quattro” per te. Controlla zuccheri e grassi saturi per 100 g per avere un confronto facile tra marche, e considera le fibre: più ce ne sono, meglio si bilancia l’assorbimento e più ti sentirai sazio. Se un biscotto è ricoperto, farcito o al cacao, aspettati numeri più “generosi”: verifica che il piacere valga davvero lo scambio.
Diffida del “salvagente” dei claim. “Senza zuccheri aggiunti” non vuol dire automaticamente migliore: spesso entrano in gioco dolcificanti o zuccheri naturalmente presenti in concentrati di frutta. “Senza olio di palma” non è di per sé garanzia di profilo nutrizionale virtuoso. E “proteico” sui biscotti della colazione non ti trasforma un dessert in un pasto bilanciato. Altroconsumo invita a guardare oltre lo slogan: il dettaglio che conta è sempre nel retro.