In questa città se ti viene voglia di caffè evita il bar, perché puoi spendere addirittura 4 euro. Si tratta di una cosa a cui fare attenzione e che ha fatto scalpore sui giornali.
Ti pare normale pagare l’espresso come un aperitivo? In alcune città italiane la tazzina sta diventando un piccolo lusso: scopri dove puoi arrivare a sborsare 4 euro e come difendere il portafoglio con un trucco semplice che pochi mettono davvero in pratica.

Ok, diciamolo forte e chiaro: il caffè è sacro, ma non deve prosciugarti il portafoglio. Ti è mai successo di entrare in un bar “figo”, ordinare un espresso al volo e ritrovarti in mano uno scontrino che sembra il conto dell’aperitivo? Se ti trovi in questa città, meglio rimandare la tazzina: puoi davvero arrivare a pagarla 4 euro, soprattutto se ti siedi al tavolo e non fai caso ai dettagli. È una di quelle spese che sembrano piccole, ma sommate giorno dopo giorno diventano una tassa invisibile sulla tua routine. E allora la domanda è: perché succede, come lo riconosci in tempo, e soprattutto, come ti difendi?
La dinamica è subdola. Il problema nasce quando la frenesia batte la prudenza: entri, ordini, consumi, paghi. Magari sei in pieno centro, magari il bar è storico, magari stai già messaggiando sul telefono e ti sfugge quel micro-cartello con il listino. E lì scatta l’effetto “zona rossa”: al tavolo scatta il ricarico, in alcuni posti c’è il coperto, in altri la vista piazza raddoppia il conto. Risultato? L’amatissima tazzina diventa improvvisamente una piccola follia.
Gli “esperti” della vita di quartiere — baristi svegli, consumatori informati, e chi fa due conti sull’economia domestica — ripetono sempre lo stesso mantra: guarda il listino prezzi, chiedi se il prezzo cambia tra al banco e al tavolo, e ricordati che basta spostarsi di una traversa per cambiare mondo.
Caffè a 4 euro a Bolzano: ecco perché
A Bolzano la tazzina è tra le più care d’Italia e, negli ultimi quattro anni, ha registrato un rincaro di circa il 20%. Tradotto: se il caffè era già “alto” prima, oggi è ancora più “alto”, e la città altoatesina si contende spesso il podio delle tazzine più costose. Non significa che ovunque troverai 4 euro stampati sullo scontrino per un espresso al banco, ma vuol dire che in alcune caffetterie del centro — specie se ti siedi o se cerchi l’esperienza “premium” — i prezzi possono salire sensibilmente. Qui la differenza fra al banco e al tavolo pesa, eccome. E il punto non è demonizzare la città, che ha una qualità di offerta spesso elevatissima, ma ricordarti che la geografia del prezzo esiste: in pieno centro storico, in location iconiche, in locali blasonati, il rischio “wow” al momento del conto cresce. E il rincaro del 20% in pochi anni non aiuta.

Quindi, cosa fai per non farti cogliere di sorpresa? Innanzitutto, allena l’occhio. Il listino deve essere esposto in modo chiaro: uno sguardo prima dell’ordine ti salva in tre secondi. Chiedi esplicitamente: “Prezzo al banco o al tavolo?” Non è maleducazione: è consapevolezza. Se sei in una zona super turistica, sappi che spostandoti anche solo di un paio di strade il prezzo tende a tornare “umano”. E se stai per sederti, verifica se ci sono maggiorazioni per servizio o coperto. Non c’è nulla di strano: pagare una vista meravigliosa è legittimo, pagarla senza saperlo no.
La soluzione definitiva, però, sta nel mix di abitudine e metodo. Il primo trucco — quello che uso e che consigliano anche molte associazioni di consumatori — è scegliere il caffè al banco quando puoi: stessa miscela, stessa sveglia, prezzo più onesto. Il secondo è la rotta alternativa: imposta una “mappa del caffè furbo” nel tuo quartiere. Identifica due o tre bar di fiducia appena fuori dalle aree più battute, dove il listino è trasparente e magari esiste una tessera fedeltà o una colazione “combo” che abbatte il costo della tazzina. Il terzo è il piano B domestico: se bevi più caffè al giorno, valuta di alternare il bar alla moka o a una macchina con capsule a casa o in ufficio; il costo per tazzina scende drasticamente e ti godi comunque la pausa.