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Lifestyle

3 segnali che indicano che il pellet che stai acquistando non è di buona qualità

Stai per riempire la cantina di sacchi, ma tre indizi ti dicono subito se quel pellet ti scalderà o ti svuoterà il portafogli: la differenza tra fuoco morbido e cenere a palate è nascosta in etichetta. Non comprare finché non leggi qui.

Il pellet che stai acquistando potresti non essere di buona qualità, ti sveliamo i segnali per evitare problemi. Il problema è che proprio adesso, tra fine estate e inizio autunno, quando si fa scorta in vista del freddo, sugli scaffali spuntano offerte irresistibili e marchi che non conosci. Com’è che un pellet “conveniente” finisce per farti consumare di più, sporcare la stufa e farti chiamare il tecnico a metà gennaio? Te lo sei chiesto anche tu?

3 segnali che indicano che il pellet che stai acquistando non è di buona qualità (Uspms.it)

Il punto è semplice: il pellet non è tutto uguale e la qualità si gioca in dettagli che molti ignorano. Stufe e caldaie rendono al massimo solo se alimentate con pellet conforme a standard seri, altrimenti la combustione è imperfetta e inizi a notare sintomi chiari: accensioni più lente, fiamma pigra, ceneri abbondanti, croste nel braciere, vetro perennemente annerito, odore di umido all’apertura del sacco. Questo periodo è perfetto per acquistare, sì, ma anche il più rischioso se non sai leggere l’etichetta.

Gli “esperti del settore” non a caso insistono sulle certificazioni e sui numeri in etichetta. Anche a casa mia lo abbiamo imparato alla vecchia maniera: un autunno abbiamo scelto un pellet “strategico” perché costava meno di tutti; risultato? Più pulizie, più consumi e una chiamata all’assistenza per intasamento del braciere. L’inverno successivo, passando a ENplus® A1 con i parametri giusti, la differenza è stata netta: fiamma stabile, cenere ridotta, stufa felice e portafogli pure.

Tre segnali del pellet scadente

Il primo campanello d’allarme è l’assenza di una certificazione chiara ENplus®. Non basta vedere un logo buttato lì: deve esserci il marchio ufficiale, la classe di qualità e soprattutto un codice identificativo completo, con la sigla del Paese (per esempio IT) seguita da numeri che rimandano al produttore o al distributore. La classe conta: la ENplus A1 è quella che indica la qualità più alta e la minore produzione di ceneri. Se il sacco non riporta tutto in modo trasparente, o non trovi il codice, respira, poggia il sacco e passa oltre. È come comprare un’auto senza targa: rischioso.

Tre segnali del pellet scadente (Uspms.it)

Il secondo segnale è nascosto nei numeri: l’etichetta deve parlare chiaro. Un tasso di umidità inferiore al 10% è fondamentale; altrimenti, parte del calore se ne va solo per asciugare il pellet durante la combustione, con il risultato di una stufa più sporca e meno efficiente. Occhio anche al potere calorifico: meglio se è indicato come superiore a 4,8 kWh/kg, perché significa più energia sviluppata a parità di quantità. Se questi dati non ci sono, o sono vaghi, o peggio ancora al di sotto di queste soglie, sappi che stai puntando a una resa inferiore e a una montagna di cenere in più.

Il terzo segnale riguarda la “materia prima” e l’aspetto. Un buon pellet nasce da legno vergine, non trattato chimicamente: i classici sono abete o faggio. In etichetta dev’esserci scritto chiaramente da cosa è fatto, e non devono esserci riferimenti a resine o additivi strani. Anche il contenuto del sacco racconta una storia: se apri e trovi troppa polvere sul fondo, significa che i cilindretti si sbriciolano e che bruceranno male, sporcando tutto. Il pellet “compatto”, uniforme, senza eccessi di polverino, è un tuo alleato. Un imballo malconcio, sacchi umidi o condensa visibile? Altro segnale da evitare, perché l’umidità è il nemico numero uno della buona combustione.

La soluzione più solida è scegliere ENplus® A1 con codice Paese + identificativo ben leggibile. Questo ti garantisce controlli lungo tutta la filiera, dal produttore al distributore. Non fermarti al logo: verifica la classe e il codice per evitare imitazioni. Se non hai accesso alla certificazione, resta ancorato ai parametri: cerca umidità < 10%, potere calorifico > 4,8 kWh/kg e legno vergine (abete o faggio) chiaramente specificato. Sono numeri semplici, ma fanno una differenza enorme nella resa.

M.F.

Giornalista pubblicista dal 2013 è laureato in storia del cinema e autore di numerosi libri tra cui “Gabriele Muccino il poeta dell’incomunicabilità” e “Gennaro Volpe: sudore e cuore”. Protagonista in tv di trasmissioni come La Juve è sempre la Juve su T9 e Il processo dei tifosi su Teleroma 56.

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