Ritrovarsi con il conto svuotato in meno di 60 giorni direttamente dalla banca? È possibile se non si fa attenzione a questa notifica dell’Agenzia delle Entrate.
Siamo abituati a pensare che solo i malintenzionati possano, tramite delle truffe online, appropriarsi dei soldi del nostro conto e svuotarlo. E se invece fosse la nostra banca a farlo? È davvero possibile ritrovarsi con il conto svuotato in meno di 60 giorni direttamente dal proprio istituto di credito.

Il motivo? Un meccanismo legale che scatta al primo avviso dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione, e che molti scoprono troppo tardi. Ecco come tutelarsi.
Attenzione alla notifica dell’Agenzia delle Entrate altrimenti ti ritrovi con il conto svuotato
Non è un film: una PEC, un atto notificato alla banca e zac, il conto gira “in automatico” verso il Fisco. E se pensi di essere al sicuro perché al momento della notifica eri in rosso, sorpresa: i soldi che entrano dopo possono sparire lo stesso. Ti sembra esagerato?
È esattamente quello che una recentissima pronuncia della Cassazione (n. 28520/2025) ha messo nero su bianco. Si parte dal pignoramento esattoriale, disciplinato dall’articolo 72-bis del DPR 602/1973 e che consente al Fisco di pignorare presso terzi, quindi anche presso la tua banca, i soldi sul tuo conto corrente. La Corte di Cassazione ha chiarito che, quando arriva alla banca l’ordine di pagamento, scatta il vincolo di custodia ex art. 546 c.p.c.: l’istituto deve trattenere e versare ad Agenzia Entrate-Riscossione (AER) non solo ciò che c’è “subito”, ma anche le somme che arrivano dopo.

Per quanto tempo? Per lo “spazio di riflessione” dei 60 giorni dalla notifica all’istituto, il famoso spatium deliberandi: in quel periodo, ogni euro che affluisce è, di fatto, “prenotato” per il Fisco. E l’irrilevanza del saldo negativo al momento della notifica è stata sottolineata con forza: anche se eri sotto zero, ciò che entra nei 60 giorni può essere catturato. Non bisogna dunque sottovalutare la notifica ma la prima mossa è capire che il vincolo dei 60 giorni non è infinito, ma è molto concreto.
Nell’immediato, parlane con la banca per verificare cosa è stato effettivamente bloccato, e con Agenzia Entrate-Riscossione per comprendere lo stato del debito e le opzioni disponibili. Molti esperti consigliano di valutare una rateizzazione: AER consente piani di pagamento, e una richiesta tempestiva può evitare nuove azioni e, in alcuni casi, aprire la strada alla sospensione o alla revoca delle misure esecutive già partite. Non è sempre automatica la liberazione del conto già pignorato, ma avviare il piano e pagare la prima rata può cambiare la partita: confrontati direttamente con AER sulla tua posizione specifica e tieni traccia di ogni comunicazione.
Seconda mossa: se sul conto “pignorato” stanno per arrivare entrate essenziali (stipendio, bonifici dei clienti, rimborsi), valuta di reindirizzarle su un altro IBAN non colpito dall’ordine, avvisando subito datore di lavoro e clienti. Non è “sparire dai radar”: il debito resta e va gestito, ma nel frattempo puoi evitare che ciò che ti serve per vivere venga risucchiato nel tritacarne dei 60 giorni. Attenzione: non dissipare patrimoni e non compiere atti in frode ai creditori. La parola d’ordine è trasparenza e tempestività.
Terzo tassello: se parliamo di stipendi o pensioni, ricorda che esistono limiti legali alla pignorabilità (art. 545 c.p.c.). Per le somme già accreditate prima del pignoramento su conto corrente, è prevista una soglia di impignorabilità; per gli accrediti successivi, valgono percentuali di prelievo. Sono regole tecniche e vanno fatte valere concretamente con la banca e con AER: se credi che non siano state applicate, segnalo formalmente la cosa, chiedi riscontro scritto e, se serve, coinvolgi un professionista.
Quarto: verifica se ci sono i presupposti per una sospensione o per un’opposizione. Ci sono casi in cui la riscossione può essere bloccata perché il credito è prescritto, perché hai ottenuto uno sgravio, perché l’atto è viziato o duplicato. Le strade, in base ai casi, passano da istanze amministrative ad opposizioni ex art. 615 o 617 c.p.c. con termini molto stringenti. Qui l’assistenza di un avvocato esperto in esecuzioni e riscossione può fare la differenza, soprattutto per non perdere scadenze.

Infine, non ignorare la gestione quotidiana: disattiva le domiciliazioni non urgenti, avvisa chi deve pagarti che l’IBAN cambia, tieni un cuscinetto sul nuovo conto per evitare altri insoluti. Ricorda che la banca pignorata, per effetto del vincolo di custodia, è tenuta a versare ad AER il saldo attivo anche se maturato dopo il pignoramento, ma il suo obbligo si ferma al perimetro fissato dai 60 giorni dalla notifica. Oltre quel termine, se non intervengono nuovi atti, il flusso rientra nella tua disponibilità (restando il debito alla fonte).





