Problema col pesce a Quattro Ristoranti di Alessandro Borghese, cosa è accaduto? Oggi ve lo spieghiamo noi e rimarrete davvero senza parole.
Pensavate di aver visto tutto a Quattro Ristoranti? Tenetevi forte, perché questa volta un “problema col pesce” ha acceso i riflettori sul ristorante in gara e sullo chef richiamato in modo plateale. E non è finita qui: la sua spiegazione, davanti alle telecamere, ha lasciato tutti con la stessa espressione — quella del “scusa… cosa?”. Coincidenza sfortunata o strategia da applausi (o fischi)? E voi, da che parte state?

Partiamo da ciò che sappiamo, o meglio da ciò che abbiamo visto e sentito tra un piatto e l’altro. Durante la puntata, la tensione in sala si taglia a fette quando emerge il famoso “problema col pesce”: qualcosa non convince, si percepisce il brusio, e lo chef viene richiamato. Nessuna condanna, zero sentenze — lo stile Borghese è chiaro: domande affilate, sopracciglio alzato e via di confronti diretti. Ma la vera scossa arriva subito dopo, quando si entra nel merito di un piatto simbolo: il filetto di baccalà.
Quattro Ristoranti, Alessandro Borghese: il filetto di baccalà incriminato
Alla domanda sul filetto di baccalà, lo chef non trema: “Su alcuni piatti ci vado sotto, su altri compenso”, più o meno il succo. Frase che, se da un lato suona come onesta e trasparente, dall’altro alimenta i dubbi dei più sospettosi. Perché qui arriva il terzo indizio, quello che incendia i commenti social: c’è chi non ci crede, chi parla di “prezzo civetta per fare bella figura in TV”, chi ipotizza una strategia per scalare le classifiche della puntata con un piatto pop e irresistibile. E voi, vi fareste tentare da un baccalà così “gentile” col portafogli o vi scatta l’allarme “troppo bello per essere vero”?

Intanto il “problema col pesce” resta nel limbo. Che sia stato un tema di freschezza, di provenienza, di gestione in cucina? Nessuno lo dice esplicitamente, ma la scena del richiamo in puntata pesa come un dettaglio che non puoi ignorare. E qui entra in gioco il quarto indizio: lo scarto tra narrazione e numeri.
Da un lato, il piatto a 3 euro. Dall’altro, costi dichiarati che sembrano non tornare. In mezzo, una gestione di menu in cui si perde da una parte e si vince dall’altra, a detta dello chef. E allora la domanda è d’obbligo: è davvero una scelta sostenibile, o siamo davanti a un colpo di teatro studiato apposta per far parlare?
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Domanda finale, per veri investigatori del gusto: siamo davanti a un gesto di generosità culinaria che merita una standing ovation, oppure a una strategia di prezzo perfetta per conquistare telecamere e spettatori, almeno per una sera? E soprattutto: il “problema col pesce” che ha acceso la miccia è davvero un episodio isolato o il tassello chiave che spiega tutto il resto?